Nessuna task force: la gestione del Recovery Plan in Spagna sarà interamente gestita del governo. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e il React-EU saranno amministrati da nuovi organismi del ministero del Tesoro sotto la supervisione del premier Pedro Sánchez. Un meccanismo che – come la task force proposta dall’ex premier Giuseppe Conte e poi archiviata – ha attirato molte critiche: le comunità autonome protestano per quello che ritengono un eccesso di “centralizzazione” delle risorse e il governo ha ottenuto la fiducia del Parlamento sul decreto che disciplina la gestione dei soldi per il rotto della cuffia, solo grazie all’astensione dell’estrema destra di Vox. A convincere la formazione di Santiago Abascal è stata, secondo El Economista, la pressione delle grandi imprese e della Confindustria spagnola, preoccupate dalla possibilità che la Commissione potesse bloccare l’esborso dei fondi.

Gli organi di gestione – Il governo di coalizione Partito Socialista-Podemos ha promosso una riforma dell’amministrazione. La nuova Commissione per il Recupero, la Trasformazione e la Resilienza, presieduta da Sánchez con l’appoggio di un comitato di tecnici, funzionerà come meccanismo di supervisione. Ma la vera cabina di regia spetta al ministero del Tesoro e alla nuova direttrice della Segreteria Generale dei Fondi Europei Mercedes Caballero. Una “sconosciuta”, secondo alcuni giornali, con molta esperienza nella gestione di altri fondi nazionali. Questo organo si divide a sua volta in altre due segreterie: una per le risorse economiche che arriveranno dal dispositivo per la ripresa e la resilienza e un’altra per quelle del React-Eu. Gli altri ministeri non saranno esclusi. A loro spetta la valutazione dei progetti che le comunità autonome vorranno finanziare con il Next Generation EU, dipendendo dal settore di competenza.

La riforma per spendere le risorse Ue – La crisi di governo italiana ha spaventato il premier, che ha cercato di evitare il peggio. Alla fine, il parlamento ha approvato il decreto sui fondi che include la governance, con gli organi di controllo delle risorse europee guidati da Sánchez e Caballero, e ha l’obiettivo di potenziare la pubblica amministrazione con nuovi funzionari per ridurre i tempi della burocrazia sui progetti da finanziare con il Recovery Fund. Inoltre, crea una formula di collaborazione tra pubblico e privato per valutare idee che possano potenzialmente favorire competitività e occupazione. L’esecutivo finanzierà queste iniziative con i soldi stanziati per il piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza, un progetto di crescita economica con cui Sánchez progetta di muovere 500 miliardi di euro, includendo anche i fondi europei.

Il no degli indipendentisti – Il governo ha sfiorato la disfatta a causa del mancato appoggio di Esquerra Republicana, gli indipendentisti catalani di sinistra che hanno allargato la maggioranza nazionale dopo aver votato a favore della manovra di bilancio di dicembre. In questo senso, ha giocato un ruolo decisivo il terremoto provocato dalle dimissioni del ministro della Salute, Salvador Illa, che si candiderà alle elezioni in Catalogna (il 14 febbraio) con il Partito Socialista. L’annuncio ha cambiato le intenzioni di voto e ha fortemente irritato i partiti indipendentisti, che potrebbero non riuscire a replicare la loro coalizione. Le altre formazioni minori che figurano tra i voti a favore del decreto hanno subordinato il loro appoggio ad alcune richieste. Ai baschi di EH Bildu Sánchez ha promesso alcuni cambi per diminuire i vantaggi per le grandi imprese prima che il decreto diventi legge, mentre Más País, fondato da un ex membro di Podemos, ha chiesto di attivare un progetto pilota per la riduzione della giornata lavorativa.

Le proteste delle comunità autonome – L’Unione europea ha destinato alla Spagna circa 140 miliardi di euro: 73 miliardi sotto forma di trasferimenti e 66 come prestiti, che potrebbe anche non utilizzare. I 73 miliardi sono a loro volta divisi tra il dispositivo di recupero e resilienza, circa 60 miliardi destinati soprattutto allo sviluppo sostenibile e alla transizione digitale, e il React-EU, 12,4 miliardi per coprire i costi straordinari dell’emergenza covid. Alle regioni spettano 10 miliardi dal React-EU più altri fondi dallo strumento di recupero e resilienza per progetti specifici da discutere con i ministeri competenti. Le comunità autonome governate dalla destra hanno rivolto al governo forti critiche per il modo in cui quei 10 miliardi sono stati ripartiti. I criteri utilizzati sono gli stessi dell’Unione Europea sul Recovery Fund: caduta del Pil, tasso di disoccupazione e di giovani senza lavoro. Per questa ragione l’Andalusia riceve più di tutti, 702 milioni, seguita dalla Catalogna, 596, e da Madrid, 461. La presidente della regione che comprende la capitale, Isabel Díaz Ayuso, ha accusato Sánchez di aver destinato ai catalani più risorse per avvicinarsi agli indipendentisti.

La suddivisione dei fondi – Le aziende possono richiedere di entrare nei finanziamenti con progetti che favoriscano la digitalizzazione, la transizione ecologica o la coesione sociale. Dei 72 miliardi che la Spagna intende utilizzare, il 37%, circa 26, sarà destinato al green, il 33%, circa 24, alla trasformazione digitale. Nel restante 30% si va dalle infrastrutture al miglioramento della pubblica amministrazione. All’industria culturale e allo sport spetta solo l’1%. Rientra nel settore anche l’industria dei videogiochi, che il governo considera abbia un ottimo margine di crescita.

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