Nuova proposta editoriale per questa rubrica (“Quattro mezze cartelle”). Siamo arrivati a quota 32 Alcune, non ricordo il numero (di due ho la certezza, ma dovrebbero essere tre o forse quattro) hanno suscitato l’interesse di piccole ma serie case editrici e sono state poi pubblicate. Chi volesse proporre un inedito può inviare, appunto, quattro mezze cartelle con: 1) Incipit 2) Breve estratto 3) Ipotesi di copertina 4) Note biografiche con mail. In tutto, 4500 battute al massimo, spazi compresi.

Le proposte vanno inviate (word o simili; no pdf, no foto) a 4mezzecartelle@gmail.com.

Buona lettura.

Cogito ergo Facebook, di Antonio Di Carlo

Incipit – Datemi una cosmologia

Datemi una cosmologia.

Già, perché tutte le grandi dottrine filosofiche, le grandi civiltà, non possono proprio farne a meno. Non possono, cioè, evitare di occuparsi del complesso di norme, regole e principi che regolano l’Universo tutto. Ad esempio, per i Sumeri l’Universo era una sfera tagliata in due da un piano: la Terra. Per i Pitagorici, la matematica, i numeri, erano la base che garantiva la stabilità e l’armonia dei Cieli e del Mondo.

Invece noi, uomini e donne social, radicati in un incerto divenire, travolti da ritmi che ormai non controlliamo più, con sempre meno tempo e voglia di leggere e approfondire, disparati millenni e disperate tappe evolutive dopo, possiamo anche partire da un video visto su Facebook.

Proprio come ho fatto io.

Era, all’apparenza, uno dei tanti, dannatissimi video, che si vedono ogni giorno, come ce ne vengono proposti a decine, su cui spesso caliamo a volo di uccello, pronti a chiuderli al primo accenno pubblicitario per non darla vinta alle multinazionali, e che qualche volta invece vediamo anche per intero.

Ma questo qui, ve lo devo confessare, mi ha catturato, anzi addentato senza alcuna pietà, rivoltandomi come un calzino fin nel profondo. Perché, devo ammetterlo, in quel periodo la mia fiducia nei social rasentava il fideismo, nonostante mi considerassi, incoscientemente, abbastanza esperto, refrattario a qualsiasi condizionamento, un invincibile samurai della rete, tetragono ad ogni tentativo di violare la mia imperturbabilità. Ma mi sbagliavo. Eccome.

Un breve estratto – In cerca del Faro guida

E quindi ecco la necessità di una guida, un Faro ben piantato nella roccia, per evitare il rischio del folle volo, laddove il coraggio non basta più, se non è supportato da altre e più elevate qualità. Ulisse non potrà mai tornare dalle Colonne d’Ercole, potrà solo scorgere, là in lontananza, l’altissima montagna del Purgatorio, per lui inaccessibile in quanto non sorretto dalla Grazia, mentre noi vorremmo evitare un simile destino, e per farlo dobbiamo aggrapparci sulle solide spalle dei Giganti che ci hanno preceduto.

Di qui la decisione di rivolgermi ai grandi pensatori del passato. Di usare le loro riflessioni per cercare di districarmi in questo mondo per me ancora confuso e poco decifrabile, per cercare una razionalizzazione che mi consentisse un uso che non fosse così acriticamente distruttivo come era avvenuto fino a quel momento. Essi saranno il nostro Faro, la nostra luce guida, per evitare che, appena superati i limiti consentiti, succeda anche a noi la catastrofe che travolse Ulisse insieme ai suoi compagni, come immaginata da Dante nel canto XXVI dell’Inferno:

“Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso”.

Post dopo post cercheremo di conoscere queste nostre nuove guide, questi nostri traghettatori che dovrebbero portarci verso un uso più consapevole dei social, e soprattutto cercheremo di verificare come le loro riflessioni possano farci comprendere questi mondi che bramiamo esplorare, usare, piegare alle nostre necessità, ai nostri desideri, ai nostri bisogni.

I social che vogliamo certamente continuare a usare, ma con un minimo di senso critico, per imparare a servircene senza però farci da loro dominare.

Quarta di copertina

Social e filosofia. Un connubio a prima vista improbabile, ma meno paradossale di quanto possa sembrare. Perché l’uomo, coi suoi problemi, le sue domande, i suoi dubbi, è sempre stato al centro della filosofia, e questo non ci porta troppo lontano dai dilemmi che noi creature social ci troviamo oggi ad affrontare. Il protagonista di questo libro lo imparerà a sue spese, quando, dopo una serie di catastrofi imputabili ad un uso poco oculato di Facebook, si renderà conto della necessità di un “faro guida”, che nel suo caso passerà, appunto, attraverso le riflessioni di alcuni grandi filosofi. Per un uso più consapevole dei social, mondi ancora da scoprire, ma che bramiamo esplorare, usare, piegare alle nostre necessità, ai nostri desideri, ai nostri bisogni. Usarli sì, ma con un minimo di senso critico, per imparare a servircene senza però farci da loro dominare. E così conosceremo chi è lo stoico o il cinico su Facebook, chi è il platonico o il rousseauiano. Scopriremo il valore dell’amicizia, e cosa c’è dietro un semplice mi piace, le gioie e le delusioni che si possono nascondere dietro un post, e chi sono gli irraggiungibili parmenidei. Impareremo a distinguere gli Svegli dai Dormienti e, infine, conosceremo lo Spirito Immediato di Facebook.

Note biografiche

Antonio Di Carlo, medico neurologo e ricercatore, si è laureato e specializzato a Firenze, città dove attualmente vive e lavora. Autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche nel settore dell’invecchiamento e delle malattie cerebrovascolari. Nel Novembre 2013 ha pubblicato il romanzo “La Crisi nell’anima”, Marco del Bucchia Editore, con il quale si è classificato al terzo posto, Premio Speciale Pegasus, al Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica, 2014.

Nel 2016 ha pubblicato, insieme alla figlia Aurora, con Ilmiolibro, il libro per ragazzi: “Perché cadono le stelle”. Vincitore della terza edizione (2017) del Premio letterario “Giallo Fiorentino” dedicato a Luca Bandini, classificatosi al primo posto con il racconto “Il flauto magico”, pubblicato nel libro “I delitti del pentagramma” di Apice Libri.

dicar62@gmail.com

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