Sbloccato in Commissione Agricoltura, al Senato, il ddl sull’agricoltura con metodo biologico in stallo da più di due anni. Dopo l’approvazione all’unanimità, il testo dovrà ora passare attraverso il voto in Aula, sempre a Palazzo Madama e poi alla Camera per l’ok definitivo. Tra le principali novità, l’introduzione di un marchio per il ‘biologico italiano’ e la previsione di un Tavolo tecnico per la produzione biologica che definisca le priorità del Piano d’azione nazionale, ma anche la delega al Governo, affinché riveda le norme sui controlli e riordini la disciplina sulle frodi alimentari, come ha raccontato un’inchiesta di FqMillenniuM, anche da conflitti di interesse e falle nel sistema delle verifiche. Fenomeni che mettono a rischio un mercato importante. Secondo Coldiretti la possibilità di riconoscere i prodotti di origine nazionale “rafforza la leadership dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico, dove sono saliti a ben a 80.643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%) con percentuali a due cifre per la Provincia di Trento (+31,3%) e il Veneto (+25,4%)”. Proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato un nuovo bando del ministero dell’Agricoltura (prima delle dimissioni di Teresa Bellanova), con cui si stanziano 4,2 milioni di euro per la ricerca in agricoltura biologica (con un tetto per ciascun progetto di ricerca di 300mila euro). Ma l’ok al ddl non è l’unica novità: giovedì la Commissione Agricoltura alla Camera ha bloccato l’apertura agli ogm, vecchi e nuovi, scenario disegnato da tre decreti tecnici presentati dallo stesso ministero con l’obiettivo dichiarato di aggiornare le misure fitosanitarie.

TAVOLO TECNICO E PIANO D’AZIONE – Per Legambiente l’approvazione del ddl in Commissione al Senato “è un importantissimo traguardo atteso da molto tempo al quale auspichiamo possa seguire in tempi rapidi l’approvazione del testo in Aula”. Secondo quanto stabilito nel testo, al funzionamento del Tavolo tecnico provvede il ministero, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il nuovo organismo esprime pareri in merito ai provvedimenti che riguardano la produzione biologica a livello nazionale ed europeo, individua le strategie per favorire l’ingresso e la conversione delle aziende convenzionali al metodo biologico e delinea indirizzi e priorità per il Piano d’azione, adottato con cadenza triennale (e aggiornato anche annualmente). Tra i diversi obiettivi del piano, il miglioramento del sistema di controllo e certificazione a garanzia della qualità dei prodotti biologici “attraverso la semplificazione della normativa, l’utilizzo di strumenti informatici e la predisposizione di interventi di formazione”, ma anche quello di “stimolare le istituzioni e gli enti pubblici affinché utilizzino i metodi della produzione biologica nella gestione del verde pubblico e prevedano il consumo di prodotti biologici nelle mense pubbliche e in quelle private in regime di convenzione”.

IL GOVERNO DOVRÀ RIVEDERE LE NORME SUI CONTROLLI – Nel testo si delega il Governo ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi con i quali si provvede “a migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo” e a rivedere l’impianto del sistema sanzionatorio. Tra gli obiettivi anche l’adozione di misure volte ad assicurare una maggiore trasparenza e tutela della concorrenza “attraverso la definizione di strumenti di superamento e soluzione dei conflitti di interessi esistenti tra controllori e controllati” e il rafforzamento delle norme e degli strumenti di tutela dei consumatori attraverso la previsione dell’obbligo di fornire informazioni su provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti biologici, anche attraverso l’impiego di piattaforme digitali. Infine il “riordino della disciplina della lotta contro le frodi agroalimentari”.

IL MARCHIO ‘BIOLOGICO ITALIANO’ E I DISTRETTI – Il marchio ‘Biologico italiano’ sarà di proprietà esclusiva del ministero e potrà essere richiesto su base volontaria. Previa intesa in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni, verranno stabilite condizioni e modalità di attribuzione del marchio con un decreto del ministro, che dovrà anche adottare un piano nazionale per le sementi biologiche finalizzato ad aumentarne la disponibilità per le aziende e “a migliorarne l’aspetto quantitativo e qualitativo con riferimento a varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica”. Nello stato di previsione del ministero delle Politiche agricole è istituito un fondo destinato al finanziamento di iniziative per lo sviluppo della produzione biologica, dalla ricerca alla formazione, dalla promozione di accordi quadro alle intese di filiera. Requisiti e criteri per definire soggetti e iniziative che possono essere finanziati saranno indicati con un decreto dello stesso ministero. Per promuovere la conversione alla produzione biologica, vengono istituiti i distretti biologici, attraverso i quali si semplificherà l’applicazione delle norme di certificazione per i produttori biologici operanti nel distretto stesso.

L’ALTRA GUERRA: ALLA CAMERA, LA COMMISSIONE CHIUDE AGLI OGM – Nel frattempo, la Commissione agricoltura della Camera ha chiuso le porte alla coltivazione di Ogm con l’approvazione condizionata di tre decreti tecnici presentati dal ministero per le Politiche agricole che avevano già scatenato la reazione di un ampio fronte di associazioni ambientaliste, contro quella che ritenevano una riorganizzazione forzata del sistema sementiero nazionale, con il vero obiettivo di “aprire la strada proprio alla diffusione degli ogm”. A dicembre scorso, dopo il voto con il quale il Parlamento europeo aveva respinto per l’ennesima volta la proposta della Commissione di approvare gli Ogm, anche l’eurodeputata dei Verdi europei Eleonora Evi, aveva espresso la sua preoccupazione per i decreti legislativi in fase di discussione alle Commissioni agricoltura di Camera e Senato. Quest’ultima, il 28 dicembre scorso aveva espresso voto favorevole, ma alla Camera è andata diversamente. Con il voto favorevole della maggioranza e contrario dell’opposizione, la Commissione ha approvato i decreti con la richiesta di eliminare tutti i riferimenti a ogm vecchi e nuovi (ottenuti tramite le New breeding techniques, Nbt). Nel parere 211 la Commissione sottolinea che l’inserimento di disposizioni inerenti gli ogm nello schema di decreto legislativo “appare non coerente con i principi e criteri direttivi” contenuti nella legge di delega “dove non si fa riferimento alcuno alla necessità di disciplinare gli organismi geneticamente modificati, che rappresentano un settore omogeneo a parte, che dovrebbe, al più, essere oggetto di un distinto provvedimento”. Nel parere 212 si specifica che “il divieto di coltivazione degli ogm deve ritenersi esteso, coerentemente alla pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 16 luglio 2018, anche ai prodotti ottenuti mediante l’impiego di nuove tecniche di miglioramento genico (Nbt), o genome editing, in considerazione degli elevati rischi per l’ambiente e la salute umana”.

LE REAZIONI – Ilfattoquotidiano.it ha chiesto al presidente della Commissione, Filippo Gallinella (M5S), se le dimissioni dell’ex ministro abbiano avuto un peso sulla decisione di chiudere agli ogm. “Non c’entra nulla” ha risposto, ricordando che “in Italia dal 2015 vi è il divieto di coltivazione di ogm. Abbiamo lavorato di conseguenza”. Dopo il voto, non si è fatta attendere la protesta dei produttori di mangimi, in primis la Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici), convinta “del valore delle nuove tecniche di miglioramento genomico e dei benefici che esse possono apportare al settore agroalimentare italiano ed europeo”. Per l’associazione il voto della Commissione Agricoltura “è un netto passo indietro rispetto alla necessità di perseguire una revisione delle norme europee in materia di biotecnologie per il miglioramento genetico”. Positivo, al contrario, il commento espresso in una nota di Greenpeace, FederBio, Legambiente, Wwf, Slow Food, Terra!, Isde ed altre associazioni che già si erano mobilitate e che ricordato come sulla questione ogm non sia ancora detta l’ultima parola. I pareri tornano al ministero.

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