Da mesi ormai, su giornali, tv e social media non si fa altro che parlare della famigerata “Terrazza Sentimento”, diabolica location di divertimento sfrenato ai piedi della Madonnina alla faccia della pandemia e delle regole anti contagio, e teatro di presunte violenze e stupri. Anche se, almeno per quel che riguarda la ragazza di 18 anni che ha denunciato Alberto Genovese per prima, insistere come fanno alcuni giornalisti e avvocati sulla presunzione di innocenza dell’ex re delle start up per me non ha senso.

Perché le dichiarazioni del giudice per le indagini preliminari, Tommaso Perna, tolgono ogni dubbio sulla modalità con cui la notte tra il 10 e l’11 ottobre del 2020 sarebbero avvenuti lo stupro, la tortura, il sequestro di persona e la cessione di stupefacenti da parte dell’imprenditore, ora detenuto nel carcere di San Vittore. Cessione di stupefacenti che potrebbe aggravare la posizione dell’indagato perché, ad un certo punto, la giovane ragazza sarebbe stata indotta e poi obbligata ad assumere, oltre a cocaina, anche ketamina, la cosiddetta “droga dello stupro” che avendo effetti sedativi, ipnotici, dissociativi, è usata per stordire le vittime di violenza sessuale.

Grazie alle numerose telecamere di sorveglianza che hanno ripreso ogni scena all’interno della camera da letto di Genovese, gli inquirenti hanno potuto visionare l’orrore compiuto dal carnefice nei confronti di quella che, a tutti gli effetti, era una vittima inerme per la maggior parte del tempo, tanto che il gip ha scritto: “Genovese ha agito prescindendo dal consenso della vittima, palesemente non cosciente per circa metà delle 24 ore trascorse con lui, tanto da sembrare in alcuni frangenti un corpo privo di vita, spostato, rimosso, posizionato, adagiato, rivoltato, abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza”.

Ad oggi sono salite a sei le ragazze che hanno denunciato Alberto Genovese per violenza sessuale e fra i commentatori di questa triste vicenda ci sono coloro che, nemmeno troppo fra le righe, asseriscono che le vittime se la siano andata un po’ a cercare frequentando le feste di un noto cocainomane con la mania per il sesso estremo. Come Vittorio Feltri che in un editoriale si domandava se la vittima entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite pensava di andare a recitare il rosario, senza mettere in conto che ad un certo punto avrebbe dovuto togliersi le mutandine e senza sapere quando avrebbe potuto rimettersele.

O come l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace che in un’intervista ha affermato: “Se ti violentano la domenica mattina mentre fai jogging al parco, non ti puoi rimproverare nulla, ma se vai a un droga party, ti fai sequestrare il telefonino e assumi stupefacenti, ti sei messa in una situazione a rischio”. Forse Feltri e l’avvocata Bernardini de Pace non hanno letto l’ordinanza del gip che aggiunge: “Quando la ragazza ha ripreso un barlume di lucidità iniziando a opporsi e a manifestare esplicitamente il suo dissenso, fino ad implorare il suo aguzzino di fermarsi, non è stata ascoltata dal carnefice che, imperterrito, ha proseguito la sua azione violenta, continuando a drogarla e violentarla”.

O forse, pur dichiarandosi a parole dalla parte delle vittime di stupro, pensano di poter distinguere fra stupro e stupro o ritengono che entrare in una camera da letto o assumere cocaina ad una festa possa autorizzare qualcuno a sequestrarti, torturarti e violentarti per 24 ore di seguito.

Appurare la veridicità delle denunce e delle testimonianze delle altre cinque giovani donne che in questi giorni sono state ascoltate in Procura sarà lavoro della magistratura, anche se il sospetto che il modus operandi di Genovese prevedesse in molti casi l’uso della droga dello stupro per stordire le sue vittime e renderle incoscienti si sta facendo sempre più strada nelle ipotesi degli investigatori.

Evitare di colpevolizzare le vittime che potrebbero essere indotte a non denunciare per vergogna e senso di colpa è compito di tutti i soggetti che in qualità di giornalisti, opinionisti e commentatori, si stanno occupando di questo caso. Nessuno tocchi le vittime di Alberto Genovese che, come scrive sempre il gip, nella sua condotta “ha manifestato una spinta antisociale elevatissima e un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto per quella delle donne”.

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