“Una cosa è certa: una forza politica che si professa liberale, cristiana, pragmatica, attenta agli interessi del Paese fa bene a ragionare con Giuseppe Conte. Purtroppo alcuni di Forza Italia, che sono cresciuti cantando “Meno male che Silvio c’è”, adesso che Silvio conta meno, pensano che occorra cantare “Meno male che Matteo c’è” e sono in fila per due dal Capitano, che gli darà un calcio nel sedere, perché il Capitano non è Berlusconi“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) da Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Dc e vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

L’ex ministro del governo Berlusconi IV analizza lo scontro tra Matteo Renzi e il presidente del Consiglio, definendola una questione tutta “democristiana”: “Conte, da capo del governo, ha fatto un miracolo: è stato espresso dal partito dell’anti-politica, dell’anti-casta, del populismo programmatico, ma poi coi toni e con il linguaggio più che con gli atti del governo, è riuscito a guadagnare il rispetto anche del mondo moderato, che è quanto più lontano da questo esecutivo. Questo evidentemente preoccupa Renzi – spiega – perché lui è uscito dal Pd per edificare una sorta di casamatta centrale uguale a quella di Macron: ovvero una sorta di Dc che non sta né a destra né a sinistra, ma prende i voti da entrambe, diventando, come dicono i francesi, ‘non circondabile’. Questo è il sogno di Renzi. Ora, tutto quello che diciamo contro Renzi è legittimo. Possiamo prendercela con lui perché mette sotto i tacchi le sofferenze del Paese e può farci sbattere contro una crisi da cui non si uscirà, però che lui abbia un disegno e che Conte si metta di traverso a questo disegno mi pare innegabile“.

Rotondi aggiunge: “Nella vecchia Dc Conte e Renzi si sarebbero messi d’accordo, perché un grande partito centrale vive della coesistenza di protagonisti diversi. Moro e Fanfani si detestavano forse più di Conte e Renzi, però convivevano e proseguivano il miracolo economico di De Gasperi. Questa è la missione degli statisti e dei grandi leader politici. Conte e Renzi potrebbero andare d’accordo, perché in questo tratto della legislatura la notizia doveva essere che i due stavano dando vita a una grande area centrale europeista. E questo asse doveva mettere in crisi Forza Italia, cioè doveva metterci nelle condizioni di dire: ‘Ma che bravi. Sono le nostre idee. Apriamo un dialogo e costruiamo insieme un futuro’ – conclude –Io sono sicuro che Berlusconi questo coraggio lo avrebbe. Manca la continuità della presenza di Berlusconi, la pandemia lo ha costretto ad alcune cautele che non sono state sufficienti ad evitargli il covid. Berlusconi è tonico, lucido e più che mai interessato ai destini del Paese. Purtroppo Forza Italia è legata a un rapporto anche fisico con lui, quindi il fatto che non sia presente rallenta quei miracoli berlusconiani che prima si facevano in una settimana. Ora dovremo aspettare qualche mese”.

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