VENEZIA – La giunta della Regione Veneto “ha fatto i compiti per casa”, come ha dichiarato i governatore Luca Zaia. E li ha racchiusi in un volume di 460 pagine pubblicato sul Bollettino Ufficiale. Contiene la bellezza di 155 progetti che il Veneto propone al governo e all’Europa per incamerare, almeno nelle intenzioni, 25 miliardi di Recovery Fund. Equivalgono, per ammontare totale, a circa il 12 per cento della destinazione all’Italia pari a 209 miliardi. Una fetta imponente e sicuramente sproporzionata rispetto al peso demografico e territoriale del Veneto, che Zaia vorrebbe ricevere direttamente in nome di una “distribuzione federalista”. “E’ un treno che passa una volta. – ha detto Zaia – Sono progetti pensati per opere assolutamente cantierabili e utili”. In realtà sembra molto un libro dei sogni di ciò che la Regione non è riuscita a realizzare negli ultimi decenni (e anche più). Infatti, il piano individua 13 macro-progetti, suddivisi in 155 progetti singoli, per il 62 per cento “indispensabili” (valore 15 miliardi e mezzo) e per il 38 per cento “necessari” (9 miliardi e mezzo).

Per fare questa operazione la Regione ha inserito nel piano di tutto. Dovesse essere realizzato, trasformerebbe il Veneto in un gigantesco cantiere fino al dicembre 2026, data finale per a realizzazione. E siccome sono presenti opere dalla travagliata gestazione, molte ancora allo stadio preliminare, la prospettazione dei cinque anni appare quantomeno irrealistica. Troviamo, ad esempio l’Idrovia Venezia-Padova, ideata negli anni Sessanta del secolo scorso dal potere democristiano e realizzata per una minima parte, con una spesa colossale e inutile, visti i manufatti inservibili disseminati nella campagna veneta. C’è la Romea Commerciale, un’autostrada (2 miliardi solo per i 70 chilometri in Veneto) che dovrebbe collegare Mestre a Cesena e proseguire fino a Orte. C’è la Nogara Mare, che da Verona porta all’Adriatico (altri due miliardi). C’è un miliardo per il trenino delle Dolomiti, di cui si discute da almeno quarant’anni. Di tutto questo bendidio alla sanità veneta verrebbero destinati circa 3 miliardi, per riammodernare ospedali e apparecchiature, appena il 14 per cento del valore totale dei progetti, che comprendono anche opere per le Olimpiadi, impianti a fune per attraversare le Dolomiti in zone incontaminate, strade, ponti e viadotti, o il rifacimento del parco mezzi di trasporto pubblico.

Ognuno di questi capitoli è ricco di spunti. Ma uno in particolare è finito nel mirino dell’eurodeputata Cinquestelle Sabrina Pignedoli e della consigliera regionale Erika Baldin, che hanno scritto una lettera al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Accusano la Regione Veneto di voler utilizzare i finanziamenti europei per l‘Inceneritore di Fusina, nella terraferma veneziana, in contrasto con le direttive europee. Si tratta di una spesa di 70 milioni di euro che M5s ha sempre contestato. Pignedoli e Baldin denunciano “il palese non rispetto della gerarchia d’intervento nella gestione rifiuti e contraddizione delle nuove linee guida europee da parte della Regione Veneto sull’uso di fondi – incluso Recovery Fund – che non prevedono il finanziamento di nuovi inceneritori e discariche”. Fanno riferimento ai testi finali dei criteri di impiego (Just Transition Fund) e dei nuovi criteri per i fondi regionali (Cohesion Fund). Spiegano: “Per molte associazioni e imprese da tempo impegnate nella promozione di una vera economia circolare, è un risultato epocale, che sarà applicato al periodo 2021-2027 e riguarderà tutti gli Stati membri. Se fino a qualche anno fa i Fondi regionali, impiegati per le aree più arretrate e spesso anche per le regioni del Sud Italia, andava ai gradini più bassi nella gerarchia dei rifiuti, ovvero discariche e inceneritori, rendendoli irragionevolmente convenienti, ora sul capitolo rifiuti i fondi andranno ai livelli superiori della gerarchia, inclusi non solo riciclo e compostaggio, ma anche azioni intese a riduzione e riuso”.

Non una semplice distruzione dei rifiuti, con rischi di inquinamento ambientale, ma un loro riutilizzo. La proposta della Regione Veneto sarebbe, quindi, “in netta contraddizione con le nuove linee guida europee e riguarda il nuovo inceneritore di Venezia per il bacino di Venezia Ambiente e Laguna di Venezia. Questo progetto è in palese, clamorosa contraddizione”. Le due esponenti M5S chiedono al ministro di dichiarare la “totale irricevibilità” della proposta, per un’opera che dovrebbe essere conclusa tra cinque anni.

Articolo Successivo

“In Italia il diritto all’iniziativa popolare è negato”, la protesta del comitato Politici Per caso. Cappato: “Autorizzare le firme digitali”

next