Il vaccino anti-Covid in arrivo è sicuro, perché “tutte le fasi di validazione e valutazione sono state rispettate, nessuna tappa è stata saltata“. Ne arriveranno dieci milioni di dosi entro marzo/aprile del 2021, mentre la campagna di massa partirà in estate. A fornire per la prima volta dati e tempi dell’antidoto contro il coronavirus è Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia del Farmaco intervistato a Mezz’ora in più su Rai 3. Già in mattinata, Magrini aveva annunciato che l’Aifa “stimolerà – anche a livello europeo – ulteriori studi per una farmacovigilanza attiva anche con mezzi innovativi, come un’app per il monitoraggio dei vaccinati” che lo desidereranno. Con il primo vaccino disponibile, quello di Pzifer, in Italia a gennaio 2021 ci saranno 1,7 milioni di dosi, ha confermato il numero uno dell’Aifa. “Ma, se i dati saranno confermati, i vaccini saranno tre“, ha continuato. E dunque “in 3 mesi, da gennaio a marzo, potremo avere una capacità vaccinale fino a 10 milioni“. In merito alla distribuzione dei vaccini, Magrini ha spiegato che “il commissario Domenico Arcuri ha in mente un piano simile a quello tedesco“. Ma tutto dipende ovviamente dalle disponibilità di gennaio, “quando effettivamente ci saranno le approvazioni” e quando si sapranno “i milioni esatti di persone vaccinabili mese per mese“.

Nel dettaglio, il piano di somministrazione seguirà criteri graduali, mentre “nel primo trimestre del 2021 non ci sarà una vaccinazione di massa che invece partirà in estate“. Quindi i numeri:per non lasciare spazio al virus, ha detto il direttore dell’Agenzia del farmaco, dovrebbe vaccinarsi il 70-75% della popolazione. “Uno, due, poi tre milioni al mese di diversi vaccini, che andranno tenuti rigorosamente separati. L’importante sarà fare sempre il richiamo con lo stesso tipo. Stimiamo che nel primo e secondo trimestre del 2021 le adesioni alla vaccinazione offerta ai soggetti a rischio saranno di molto superiori al 75% – ha detto Magrini – Quando passeremo alla vaccinazione di massa, l’adesione dovrebbe superare comunque il 70%“.

La vaccinazione, però, non dovrà essere obbligatoria. Il numero uno di Aifa si dice contrario all’obbligatorietà del vaccino e auspica “una campagna informativa ampia, gentile, rispettosa, con un coinvolgimento che non è la scienza contro il Medioevo. Non funziona così”. Magrini spera che si punti soprattutto sul dialogo, anche con il movimento dei “no-vax“. “Il movimento della paura dei vaccini – è la sua analisi – è un fenomemo molto ampio, definito l’anno scorso dall’Oms una minaccia globale che ha radici profonde nella diffidenza. Esiste da oltre 10 anni dopo una prima fase dei vaccini che hanno cambiato la faccia del mondo come quelli contro vaiolo e la polio” ed è aumentato “via via che si estendeva i numero dei vaccini”. Per questo motivo Magrini insiste sul dialogo, sottolineando che quello dei vaccini è un “mercato che vale oltre un trilione di dollari“.

Per questo il direttore di Aifa insiste definendo “l’obbligatorietà” come “un meccanismo delicato che va riservato solo in casi estremi, come al personale sanitario e al personale delle Rsa ma deve essere usato con molta cautela, perché occorre stimolare invece la responsabilità e la fiducia individuale fornendo informazioni adeguate”. Negli ultimi 20 anni, ha ragionato Magrini, “si è lavorato per uscire dagli obblighi vaccinali, che erano in Unione Sovietica e in Italia e credo che aver imparato dai Paesi scandinavi e dall’Europa del nord che ci si può vaccinare per convincimento, per fiducia, per sicurezza nel fatto che serva a tutti, sia la strada migliore. Si può ipotizzare un’eventuale discussione sull’obbligo vaccinale per chi possa essere lui stesso un veicolo per quelli che dobbiamo procedere: gli operatori sanitari, il personale delle Rsa. E’ comunque una misura delicata”. Sull’eredità dell’epidemia, Magrini prova poi a guardare il bicchiere mezzo pieno: “E’ servita a rafforzare valori comuni come la solidarietà, ha mostrato gli aspetti più alti delle persone, della ricerca e della politica, ha rafforzato i sistemi sanitari pubblici e ha di nuovo convinto l’opinione pubblica che serva più pubblico e più investimenti pubblici”.

Sempre oggi, in un’intervista dal Quotidiano Nazionale, il direttore dell’Aifa ha assicurato che durante la sperimentazione dei vaccini tutti i protocolli sono stati rispettati, motivo per cui non ci sono ragioni valide per dubitare dell’efficacia del farmaco che le case farmaceutiche Pfizer e Moderna hanno trovato. A proposito delle polemiche sollevate nei giorni scorsi dalle parole di Andrea Crisanti, il direttore di microbiologia all’Università di Padova che ne aveva messo in dubbio la sicurezza, Magrini ha assicurato che nell’ultima e più importante fase di sperimentazione, la 3, “ci sono stati studi randomizzati su decine di migliaia di persone” per valutare gli effetti protettivi e la capacità di prevenire l’infezione. “In questi mesi sono stati testati dai 30 ai 60 mila volontari – ha spiegato – la sicurezza rispetto a eventi avversi rari è stata ampiamente verificata. Sono vaccini studiati secondo standard finalizzati alla registrazione, è fuori luogo pensare che siano state fatte le cose in fretta e male. Pfizer e Moderna hanno già annunciato i loro risultati, Astrazeneca lo farà ai primi di dicembre”. La rapidità nell’approntare il vaccino non è dovuta al fatto che sono state bruciate delle tappe, ma perché “c’è stata una mobilitazione internazionale mai vista prima. Gli istituti di ricerca di tutto il mondo si sono lanciati nell’impresa mettendo in campo le tecnologie più evolute e i maggiori scienziati“.

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