La Dda ha chiesto 4 anni e 8 mesi di carcere per l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, imputato per corruzione e abuso d’ufficio nel processo “Lande Desolate” che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup di Catanzaro. Il processo è nato da un’inchiesta della guardia di finanza sulle anomalie riscontrate nella realizzazione di tre opere pubbliche: l’aviosuperficie di Scalea, che doveva avere anche le luci per consentire agli aerei di atterrare ma in realtà era uno sterrato, l’impianto sciistico di Lorica e Piazza Bilotti a Cosenza.

Nel processo sono imputati anche dirigenti della Regione e dipendenti pubblici. Ma pure l’ex vicepresidente della Calabria Nicola Adamo e la moglie, la deputata del Pd Enza Bruno Bossio che hanno scelto il rito ordinario. Per la Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, c’è stato un “accordo illecito” affinché l’impresa di Giorgio Ottavio Barbieri rallentasse i lavori di ristrutturazione di piazza Bilotti a Cosenza. L’obiettivo sarebbe stato quello di penalizzare il sindaco Mario Occhiuto e per farlo la parlamentare Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo sono accusati di aver fatto pressioni sul direttore dei lavori.

Secondo l’accusa dalle intercettazioni è emerso che “l’ordine di scuderia” era “tassativo” e partiva da Oliverio. Un dirigente pubblico lo ha detto espressamente all’imprenditore romano: “Ho avuto una riunione con il presidente. M’ha detto ‘Ti devi fermare su piazza Bilotti’”. In cambio, la ditta Barbieri avrebbe ottenuto un finanziamento extra per completare, in Sila, i lavori delle piste di sci di Lorica. I lavori, però, andavano a rilento e nonostante fosse a conoscenza della critica situazione finanziaria dell’impresa di Barbieri, Oliverio è comunque intervenuto in suo favore garantendo “l’indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali”. Per i pm, l’ex governatore della Calabria avrebbe agito “per un mero tornaconto politico”.

Nell’ordinanza firmata dal gip che, nel dicembre 2018, portò all’obbligo di dimora nei confronti di Oliverio, siamo di fronte al “completo asservimento di pubblici ufficiali alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”. Ritornando al processo, l’udienza è stata rinviata al 3 dicembre quando potrebbe arrivare la sentenza di primo grado per l’ex governatore Oliverio.

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