Poco prima dalla conferma di quello che si ipotizzava da giorni, cioè l’inserimento della Calabria in zona rossa per il contenimento della pandemia da Covid 19, sulla regione si è abbattuta un’altra scure. Il Consiglio dei ministri ha prorogato ancora una volta il commissariamento della sanità regionale che dura da un decennio. Il decreto Calabria varato nell’aprile dello scorso anno mirava a farla uscire dall’emergenza e rimettere a posto i conti. Ma l’obiettivo non è stato centrato e ora verrà nominato un nuovo commissario ad acta affiancato da due subcommissari, che invierà al Ministro della salute, ogni sei mesi, una relazione sullo stato di attuazione delle misure. Il provvedimento, nelle intenzioni, punta a ripristinare i livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria e rimediare ai disavanzi accumulati con una serie di interventi per rafforzare i controlli sui direttori generali, introducendo verifiche straordinarie sulla loro attività.

Il Commissario. spiega la nota del Cdm, “svolge, ove delegato, i compiti di attuazione del piano di riorganizzazione previsto dal decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34, per rafforzare strutturalmente il Servizio sanitario in ambito ospedaliero, fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, come quella da Covid-19 in corso, e garantire l’incremento di attività in regime di ricovero in terapia intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure”. Per questo sono attribuite al Commissario ad acta “anche le attività di gestione tecnico-amministrativa di rilevanza regionale, le funzioni di programmazione sanitaria e socio-sanitaria regionale finalizzate alla tempestiva attuazione del Programma operativo 2019-2021 e del piano di rientro dai disavanzi sanitari, le procedure di appalto superiori alle soglie di rilevanza comunitaria e, in via esclusiva, l’espletamento delle procedure di approvvigionamento di beni, servizi e lavori di manutenzione”.

Contro la proroga si erano schierate tutte le forze politiche in maniera trasversale e il presidente facente funzioni Nino Spirlì ha annunciato battaglia. “Ci batteremo contro il Decreto Calabria, nessuno potrà fermare la lotta per la difesa del diritto di poterci curare nella nostra terra”, ha detto prima ancora di avere certezza della decisione del Cdm, rendendo nota una lettera scritta lo scorso 13 settembre dalla presidente Jole Santelli, recentemente scomparsa, al premier Giuseppe Conte, in cui ribadiva la sua contrarietà al regime speciale per la sanità regionale e sottolineava gli effetti negativi di un commissariamento che “nega il diritto alla salute dei calabresi”. “Il più importante dei diritti calpestati è quello alla Salute”, scriveva Santelli. “Siamo vittime da anni di un commissariamento governativo che, improntato esclusivamente a logiche meramente ragionieristiche, ha distrutto la Sanità calabrese. In questo le responsabilità politiche devono essere chiare e nette. Tutte le scelte sanitarie competono in Calabria al governo ed ai suoi commissari. Sono stata attenta ad evitare lo scontro istituzionale, non credo faccia bene a nessuno, ma chi decide di commissariare e di effettuare le scelte, poi deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità che ne conseguono”.

E ancora: “E’ necessario che i calabresi sappiano che il governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata. Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto. La responsabilità verso i calabresi deve essere però chiara, se viene ridisegnata la rete oncologica sul tumore alla mammella e nonostante le proteste della Regione si va avanti per una strada che, purtroppo, porterà a una nuova e pesante emigrazione sanitaria, se vengono bloccate le radioterapie per esigenze di budget, rendendo impossibile ai calabresi di curarsi a casa propria e costringendoli ad andare fuori regione per terapie salvavita, i calabresi devono sapere che sono scelte effettuate dai commissari di governo, con la totale contrarietà della Regione”. Poi la lettera aggiunge: “Non credo che, presidente Conte, Lei sia al corrente di queste cose ma è mio obbligo morale e politico porle in evidenza. Noi calabresi abbiamo diritto ad una sanità da Paese civile, non m’interessa fare guerra contro il governo nazionale, ma non farò da parafulmine a scelte pesantemente penalizzanti per i miei concittadini. L’emergenza sanitaria ci ha insegnato che esiste un destino di comunità”. “Non è stata ascoltata, noi non siamo stati ascoltati”, ha commentato Spirlì.

Il presidente del Consiglio regionale, il forzista Domenico Tallini, ha invitato la Regione ad abbandonare “da subito” la Conferenza Stato-Regioni. Nel suo ragionamento Tallini lega il prolungamento del commissariamento della sanità alla proclamazione della zona rossa che produrrà, ha sostenuto, “catastrofici effetti sulla già debole economia”. Tallini ed i consiglieri regionali di maggioranza si erano anche appellati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per scongiurare nella nostra terra un nuovo lockdown”. Il presidente regionale di Confcommercio Klaus Algieri ieri parlava di “punto di non ritorno economico”. Un giudizio condiviso dal presidente di Confesercenti Calabria Vincenzo Farina e da Pietro Falbo, presidente di Confcommercio Calabria Centrale che paventano il rischio di migliaia di attività chiuse.

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