Non ci sono segni di aggressione sul corpo di Viviana: né di animali, né di altro genere. Mentre sui vestiti del piccolo Gioele non ci sono tracce di sangue. Segno, secondo gli esperti, che non è stato aggredito da un cane e qualsiasi aggressione sul corpo del piccolo è stata dopo la morte. Questo è stato riferito, come anticipazione, alla procura di Patti che guida le indagini sul giallo della morte della dj e del figlio di 4 anni. A riportare la notizia è il Corriere della Sera. Ma c’è di più: “Ingestione volontaria” di 8 pillole dell’antipsicotico che le era stato prescritto. I medici del Policlinico di Messina lo hanno scritto nero su bianco e lo hanno ripetuto agli inquirenti: Viviana Parisi aveva ingerito quelle pillole volontariamente. Aveva litigato col marito, Daniele Mondello, quella sera del 28 giugno, poco più di un mese prima dell’incidente in autostrada, aveva perfino allontanato di casa l’uomo, assieme al figlio, per restare sola. Poi ha ingerito le pillole, secondo quanto lei stessa ha riportato successivamente ai medici, che lo hanno riferito in procura, ma ha rifiutato la consulenza psichiatrica consigliatale anche alla presenza del marito. Sono andati via dopo una flebo e niente più.

“C’è una donna che presenta un grave quadro psichiatrico e che dopo un incidente in autostrada, scappa via. Questo è un dato di fatto, dobbiamo partire da qui”, indica il capo della procura di Patti, Angelo Cavallo. Che cerca così di fare chiarezza, dopo le più recenti ricostruzioni sui media. Alcune delle quali lo hanno fatto saltare dalla sedia: “Abbiamo sentito particolari assolutamente inesatti”, ribadisce. “Tutte le piste restano aperte, ma proprio per questo motivo neanche quella dell’omicidio-suicidio può essere esclusa – sostiene il procuratore -. Lo stato di salute della signora è stato riferito dalle prime testimonianze dei familiari che con chiarezza avevano parlato del suo disagio, messo nero su bianco a verbale: perché da un certo punto in poi, invece, non stava più così male? Noi dobbiamo cercare la verità, anche quella che può turbare di più la serenità dei familiari, può dispiacere ma non possiamo farci condizionare da questo”. Dati e fatti, forse ancora pochi, ma qualcosa, a distanza di tre mesi, inizia a prendere forma e ad escludere alcune ipotesi, stando alle prime anticipazioni del pool di consulenti ingaggiato da Cavallo: il corpo di Viviana non presenta segni di morsi di animali, né alle gambe, né alle braccia, non presenta neanche segni di aggressione, mentre secondo i medici legali della procura i segni ma anche la posizione in cui il corpo della donna è stato ritrovato sono compatibili con una caduta da un ponteggio.

Viviana è stata, infatti, ritrovata lo scorso 8 agosto ai piedi di un traliccio dell’Enel, riversa verso terra, senza una scarpa. Non sono state trovate impronte ma il materiale di cui è fatto il traliccio non è liscio e non sono rimaste neanche le impronte degli uomini della scientifica che hanno testato la superficie: il fatto che non ci siano impronte non è dunque considerato significativo, considerando anche che nei giorni successivi ha pure piovuto. Poche settimane fa, però, Pietro Venuti, legale del marito della donna, aveva rilevato come alcune immagini ritraessero la dona sotto alcune sterpaglie: cosa ci facevano sopra il corpo e non sotto? Questo aveva chiesto Venuti. Dato adesso al vaglio degli inquirenti che però ricordano che dopo il ritrovamento del corpo alcuni arbusti furono tagliati dagli uomini che intervennero sul posto, mentre la donna è stata ritrovata con una mano aggrappata a un grappolo di erbacce, come in segno di un’ultima agonia. E anche sul corpo di Gioele le anticipazioni dei medici legali, Elvira Ventura Spagnolo e Daniela Sapienza, portano qualche indizio: la macchia che presentava nel cranio è risultata essere solo il risultato di un deterioramento da decomposizione. Nessuna evidenza di un colpo alla testa, mentre gli indumenti del bimbo di 4 anni non avevano macchie di sangue, segno questo, secondo gli esperti, che Gioele non avesse ferite, né segni di aggressione, e che quello che è avvenuto sul corpicino del bimbo è stato tutto post mortem.

Sarebbe esclusa, quindi, anche l’ipotesi che un cane possa averlo aggredito e ucciso, perché sarebbe stato impossibile farlo senza lasciare alcuna traccia di sangue sui vestiti. “I risultati non ci sono stati ancora consegnati ma mi sono confrontato ogni giorno con tutti gli esperti”, sottolinea Cavallo. La polizia scientifica di Palermo, per esempio, sta facendo analisi cinetiche, ha cioè studiato la caduta del corpo di Viviana dal traliccio. Mentre i due medici legali sono state affiancate dall’entomologo Stefano Vanni, che ha studiato le larve sui corpi per stabilirne non solo da quanto i corpi fossero lì dove sono stati trovati ma anche se siano stati spostati. La geologa forense, Roberta Somma, invece, ha studiato il terreno e le immagini del drone, è stata lei a scoprire che il corpo della donna era già visibile in quella posizione il 4 agosto, cioè il giorno dopo l’incidente. Ha acquisito le immagini del drone dei Vigili del fuoco e le ha visionate per tutte una nottata fino a scovare quella che, una volta allargata, ha potuto stabilire che quella mattina Viviana fosse già morta. Il giorno prima, il 3 agosto, aveva lasciato Venetico col piccolo Gioele, aveva imboccato l’autostrada a Milazzo, aveva poi fatto una deviazione a Sant’Agata di Militello dove ha fatto benzina (dopo Tindari nella A20 non ci sono più distributori), è rientrata in autostrada e nella galleria Pizzo Turda ha tamponato un furgone nel tentativo di sorpassarlo. Il furgone si è fermato, i due operatori di una ditta, che fa manutenzione in autostrada per conto dell’Enel, sono scesi e hanno subito segnalato alle auto in arrivo l’incidente. La donna nel frattempo si era fermata poco dopo con una gomma forata, ha abbandonato la sua auto e col bambino in braccio e sveglio – come hanno riferito testimoni che, visto l’incidente, si sono fermati per dare aiuto – ha lasciato l’autostrada e si è inoltrata nella campagna sottostante di Caronia. Poco dopo scattava l’allarme, sebbene le ricerche, secondo quanto denunciato dai familiari, siano partite in ritardo. Nessun drone ha perlustrato la zona lo stesso 3 agosto, solo il giorno dopo, quando già le prime immagini indicavano il luogo in cui era Viviana. Le immagini però non hanno detto nulla ai Vigili del fuoco che coordinavano le ricerche e che hanno ritrovato il corpo di Viviana 5 giorni dopo. Mentre i resti del piccolo Gioele sono stati recuperati da un volontario che aveva aderito all’appello di papà Daniele, 16 giorni dopo la scomparsa.

Ritardi che hanno contribuito a creare un’atmosfera di sfiducia sulle indagini che ha spinto verso la proliferazione di ipotesi e sospetti. Cavallo, che non coordinava le ricerche, che erano invece in capo alla prefettura, aveva risposto al clima di sospetto nominando il pool di esperti. Tra questi anche dei consulenti dell’università di Catania che hanno smentito le dichiarazioni dell’archeologo e geofisico dell’università americana di Roma, Pier Matteo Barone, che aveva sostenuto che attraverso dei filtri applicati alle mappe satellitari i due corpi di mamma e figlio il 4 agosto erano ad una distanza di 50 metri e non di 400 come poi ritrovati: “Esperti dell’università di Catania di cui ci fidiamo ci dicono che le immagini fornite da Barone sono prive di alcun valore scientifico”, assicura Cavallo.

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