Facebook sta testando una nuova funzionalità chiamata Neighborhoods, ovvero vicinato, che dovrebbe consentire agli utenti di unirsi a gruppi basati sulle comunità di prossimità, sulla scia di quanto fatto dal poco fortunato Nextdoor, presente anche in Italia sin dal 2018, ma senza mai riscuotere grande successo. Eppure la necessità di stringere rapporti basati sulla prossimità e la condivisione di spazi pubblici comuni, come ad esempio lo stesso quartiere, è ben presente sul social di Mark Zuckerberg, dove già attualmente proliferano i gruppi dedicati alla condivisione tra persone che abitano lo stesso quartiere.

Attualmente la nuova funzione è in sperimentazione in Canada, precisamente nella città di Calgary. Facebook ha confermato la funzionalità a Bloomberg. “Più che mai, le persone utilizzano Facebook per partecipare alle loro comunità locali”, ha detto un portavoce in una nota. “Per rendere più facile farlo, stiamo lanciando un test limitato di Neighborhoods, uno spazio dedicato all’interno di Facebook in cui le persone possono connettersi con i loro vicini”.

Il suo funzionamento però non ha mancato già di sollevare perplessità per quanto riguarda il rispetto della privacy.

Per accedere infatti bisogna selezionare il proprio “vicinato” e consentire a Facebook di conoscere la nostra posizione, così da mostrarci gruppi, post, attività commerciali e altro ancora, inerenti a quella specifica zona della città. L’utente inoltre può anche creare un profilo per gli altri utenti che non sono già compresi nella lista degli amici, e qui fornire dati aggiuntivi che possano essere utili in un contesto come quello di quartiere.

La necessità per i social di ritornare a una dimensione più vera e tangibile, basata su interessi concreti e frequentazioni reali, era stata individuata chiaramente dallo stesso Zuckerberg quasi due anni fa, quando non a caso affermò che il futuro dei social sarà molto più personale e vicino alle piattaforme di instant messaging come WhatsApp.

Neighborhoods tuttavia sembra anche un sistema per raccogliere nuovi e più precisi dati sugli utenti, come posizione GPS, attività svolta, interessi, e altro legato alla vita di quartiere. Le possibilità di data mining attuali, ovvero di estrarre informazioni utili dalla montagna di big data che ci lasciamo quotidianamente indietro nella nostra vita digitale, sembrano infatti suggerire anche rischi di profilazioni sempre più precise. Facebook, lo ricordiamo, è attualmente oggetto di indagine da parte della FTC (Federal Trade Commission, un’agenzia governativa statunitense che si occupa di promuovere la tutela dei consumatori e prevenire pratiche commerciali anticoncorrenziali) e del DoJ (Department of Justice, dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, che si occupa delle politiche giudiziarie) per presunto comportamento anticoncorrenziale, mentre in Europa è sotto osservazione proprio per presunti problemi riguardanti la privacy.

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