Con l’impennata di contagi a cui stiamo assistendo, che ha provocato in una settimana un aumento del 40% dei ricoveri in ospedale e il 61% di posti occupati in più nelle terapie intensive, “le misure del nuovo Dpcm sono insufficienti a contenere il virus in alcune aree del Paese”. È il monito lanciato dalla Fondazione Gimbe nel commentare i dati dell’ultimo monitoraggio relativo alla settimana 7-13 ottobre. Il presidente Nino Cartabellotta si appella al “senso di responsabilità e alla massima collaborazione tra presidenti di Regione e amministratori locali, sindaci in primis: intervenire tempestivamente con misure restrittive locali, compresi lockdown mirati, per spegnere i focolai, arginare il contagio diffuso e prevenire il sovraccarico degli ospedali. Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane – spiega Cartabellotta – il rischio di restrizioni più ampie (lockdown incluso) è dietro l’angolo“.

Il confronto tra il 7-13 ottobre i dati della settimana precedente mette in evidenza un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (35.204 vs 17.252, +104,1%) a fronte di un moderato aumento dei casi testati (505.940 vs 429.984) e di un netto incremento del rapporto positivi/casi testati (7% vs 4%). Dal punto di vista epidemiologico crescono i casi attualmente positivi (87.193 vs 60.134, +45%) . È però soprattutto il fronte degli ospedali a preoccupare: in 7 giorni si registra un’impennata dei pazienti ricoverati con sintomi (5.076 vs 3.625, +40%) e in terapia intensiva (514 vs 319, +61%). La percentuale complessiva di pazienti ospedalizzati sul totale dei casi attualmente positivi, rispetto ad una media nazionale del 6,4%, oscilla dal 2,6% del Friuli-Venezia Giulia al 10,2% della Liguria. Infine, sono in crescita costante anche i decessi: nell’ultima settimana i morti sono stati 216, quella precedente erano 155.

L’aumento dei nuovi casi, raddoppiati in 7 giorni, “si riflette anche sulla curva di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva. Inoltre, con il netto aumento dei casi si rendono molto più evidenti le numerose variabilità regionali, oltre che provinciali”, spiega Cartabellotta. Anche sul fronte della capacità di testare e tracciare i positivi le performance regionali sono molto variabili: a fronte di una media nazionale di 838 casi testati per 100mila abitanti, il numero varia dai 523 delle Marche ai 1.276 della Toscana. L’incremento del rapporto positivi/casi testati passa dal 4% al 7%, a conferma che il virus circola in maniera sempre più sostenuta: il range varia dal 2% della Calabria al 16,4% della Valle D’Aosta. “Il valore superiore al 6% in quasi tutte le Regioni dimostra un sovraccarico nel tracciamento e isolamento dei focolai e richiede un potenziamento urgente dei servizi territoriali deputati alle attività di testing & tracing”, spiega la Fondazione Gimbe.

“Con l’aumentare vertiginoso dei numeri – spiega Cartabellotta – il dato nazionale non rende conto delle marcate differenze regionali e provinciali che richiedono provvedimenti più restrittivi al fine di circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso”. Ad esempio, si legge nel monitoraggio della Fondazione di Bologna, nella settimana 7-13 ottobre l’incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti, rispetto a una media nazionale di 58,3, è superiore a 100 in due Regioni – Valle d’Aosta (141,6) e Liguria (113,1) – e in 6 province: Belluno (181,3), Genova (144,7), Arezzo (129), Pisa (125,3), Prato (125,3), Napoli (110,3). “Gli effetti delle misure del nuovo Dpcm – conclude Cartabellotta – oltre a non poter essere valutati prima di 3 settimane, saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale”. Per questo il presidente di Gimbe chiede tempestive misure locali, “compresi lockdown mirati”.

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