Lento ma costante aumento dei decessi, impennata di contagi e crescita dei ricoverati. È quanto rileva il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe nella settimana tra il 30 settembre e il 6 ottobre. Le morti sono aumentate del 13,1% (155, +18) negli ultimi sette giorni mentre rispetto alla settimana precedente c’è stato un “netto incremento nel trend dei nuovi casi” che passano da 12.114 a 17.252 (+42,4%) a fronte di un numero di poco superiore di casi testati (+9%). Sale quindi anche il rapporto positivi-casi testati, che passa dal 3,1 al 4%.

I numeri, fa notare Gimbe, si riflettono anche sul fronte degli ospedali con la crescita dei pazienti ricoverati con sintomi, ora 3.625 (+577, +18,9%), e delle persone che necessitano di assistenza in terapia intensiva. Sono infatti diventati 319, crescendo del 17,7% in 6 giorni (+48). “Nell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – la curva dei contagi si è impennata, in conseguenza del netto incremento del rapporto positivi-casi testati”.

Guardando i dati con uno specchio temporale più ampio, Gimbe fa notare che da metà luglio i nuovi casi settimanali sono più che decuplicati (da poco oltre 1.400 a più di 17.000), con incremento del rapporto positivi-casi testati dallo 0,8% al 4%. Tale dinamica ha generato il progressivo aumento dei casi attualmente positivi, quintuplicati da fine luglio: da 12.482 a 60.134. “L’incremento del rapporto positivi-casi testati – spiega Cartabellotta – conferma che il virus circola in maniera più sostenuta: per questo nelle Regioni dove supera il 5% è cruciale potenziare le attività di testing and tracing”. Quattro le regioni oltre la media nazionale: si tratta di Liguria (7,7%), Campania (6,3%), Provincia autonoma di Trento (6,8%), Piemonte (6,2%) e Valle d’Aosta (5,4%).

Da fine luglio i pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva sono aumentati rispettivamente da 732 a 3.625 e da 49 a 319. “Se il dato nazionale – puntualizza Cartabellotta – non lascia intravedere alcun sovraccarico dei servizi ospedalieri, iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti”. In particolare, fa notare Gimbe, al 6 ottobre ben 8 Regioni registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 6,5: Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Sardegna (8,8), Sicilia (7,9), Piemonte (7,1), Abruzzo e Puglia (6,6).

Differenze regionali anche sulla “composizione” degli attualmente positivi: si mantiene costante dai primi di luglio la percentuale di persone in isolamento domiciliare (93-94%), di ricoverati (il 5-6%) e persone in terapia intensiva (0,5%). “Tuttavia, anche per questo indicatore le differenze regionali accendono ulteriori spie rosse”, spiega Cartabellotta. In 7 regioni infatti il tasso di ospedalizzazione è superiore al 6,6% di media nazionale: Sicilia (11,5%), Liguria (10,4%) Lazio (9,9%), Puglia (8,9%), Piemonte (8,6%), Abruzzo (8,2%), Basilicata (7,9%).

In crescita anche i decessi dai primi di settembre: “Inizia a delinearsi un trend in lento ma costante incremento”, fa notare Gimbe. Il numero dei pazienti deceduti è aumentato da 46 a 155 per settimana. In altri termini, spiega Cartabellotta, “le dinamiche dell’epidemia, molto diverse dalla prima ondata, dimostrano che il progressivo incremento dei casi attualmente positivi iniziato a fine luglio, dopo un mese ha innescato l’incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo 2 mesi, inizia a riflettersi anche sui decessi”.

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