La procura di Milano sospetta che in città circolino più monopattini in sharing di quelli che potrebbero circolare in base alle flotte previste da un bando dell’amministrazione comunale. È quanto emerge da un’indagine esplorativa per verificare la sicurezza di questi mezzi, il cui utilizzo è aumentato con l’emergenza coronavirus e che ha causato negli ultimi mesi diversi incidenti, anche con feriti gravi.

Dai numeri analizzati dagli inquirenti, guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, risulta infatti che rispetto alla “flotta” di 750 monopattini che ogni società di sharing può mettere in campo, una delle aziende dichiara di averne quasi altri 700 quasi in magazzino, avendo in circolazione una flotta di circa 1.430 monopattini. Anche un’altra società può contare su oltre 200 mezzi in più rispetto ai 750 previsti. Le aziende di sharing, tra l’altro, pagano delle quote al Comune su ogni monopattino, ma solo per le flotte previste e non per i mezzi in più.

Oltre a segnalare la necessità di controlli più capillari sugli effettivi monopattini in circolazione, in Procura viene evidenziata la questione dei parcheggi selvaggi dei monopattini, che stanno invadendo strade e marciapiedi, perché in gran parte messi fuori dagli spazi previsti. E ci sono difficoltà nel rimuoverli. Capita pure che le stesse società di sharing li raccolgano con dei furgoni e li mettano poi nei luoghi dove passano più persone, come davanti alla stazione Cadorna, ma sempre con parcheggi irregolari. In più, per i monopattini, tutti controllabili da remoto e localizzabili, la Procura fa notare come potrebbe essere introdotto un sistema per ridurne la velocità quando sfrecciano nelle aree pedonali, evitando inoltre manovre e soste selvagge.

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