In attesa della Cassazione dopo la condanna ad un anno in appello nel procedimento per presunte pressioni per favorire, una sua ex collaboratrice, l’ex presidente leghista della Lombardia Roberto Maroni dovrà affrontare un altro processo a Milano. Su richiesta del pubblico ministero, Giovanni Polizzi, il giudice per l’udienza preliminare, Sara Cipolla, lo ha rinviato a giudizio assieme ad un altro imputato per il caso di un contratto di cui ha beneficiato l’architetto Giulia Capel Badino in Ilspa (Infrastrutture lombarde spa). La prima udienza del processo inizierà il 2 dicembre alla IV sezione penale.

Maroni è stato rinviato a giudizio con le accuse di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per una vicenda molto simile a quella con al centro il lavoro che la sua ex collaboratrice al ministero dell’Interno Mara Carluccio aveva ottenuto in Eupolis, ente regionale. Secondo l’imputazione Maroni, “abusando della sua qualità di vertice dell’ente regionale nonché dei suoi poteri”, avrebbe fatto pressioni sull’allora dg di Ilspa Guido Bonomelli, “affinché conferisse un incarico pubblico all’architetto”. Per la Procura “Maroni, legato a Capel Badino da una relazione affettiva, induceva Bonomelli a conferire l’incarico a Capel Badino, individuando l’esigenza di un supporto tecnico specialistico” nel progetto della Città della Salute. Oggi è stato rinviato a giudizio anche Bonomelli, che risponde delle due accuse contestate a Maroni e anche di falso. La posizione di Capel Badino (che era indagata per false dichiarazioni al pm) era stata, invece, già stralciata dai pm.

La corte d’appello milanese, nel novembre 2019, aveva solamente riqualificato il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in turbata libertà degli incanti, in relazione all’accusa che riguardava l’incarico affidato alla Carluccio e aveva confermato per l’ex governatore anche l’assoluzione, emessa in primo grado, per l’accusa di induzione indebita relativa al tentativo di far inserire, secondo l’accusa, a spese di Expo, Maria Grazia Paturzo nella delegazione per un viaggio a Tokyo nel 2014.

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