Lo chiamano già il referendum della “Brexit elvetica“, perché auspica “un’immigrazione moderata” e punta a cambiare la Costituzione per impedire ogni accordo di libera circolazione delle persone. Domenica 27 settembre la Svizzera, fuori dall’Unione Europea ma parte dell’area Schengen, torna alle urne su iniziativa del partito conservatore populista Udc, che spera di ripetere il successo del referendum per un tetto sull’immigrazione che vinse a a sorpresa con il 50,33% nel 2014 malgrado l’opposizione del resto dei partiti. Ma in questo caso, se vincesse il , verrebbero messi in pericoli tutti gli altri accordi con l’Ue. Con conseguenze immediate per i frontalieri italiani, che ogni giorno varcano il confine. Sei anni fa, invece, il parlamento ne annacquò l’applicazione, perché altrimenti la Svizzera sarebbe dovuta uscire da Schengen. E così anche l’iniziativa popolare “prima i nostri”, approvata con un referendum in Ticino nel 2016, alla fine non ha avuto applicazione.

Oggi il clima sembra però nettamente cambiato. La paura degli immigrati non è più un tema centrale e gli svizzeri non sembrano avere alcuna voglia di rompere i ponti con l’Ue. Gli ultimi sondaggi danno il No fra il 63 e il 65%, in quello che molti osservatori interpretano come un desiderio di stabilità di fronte ai rischi economici della crisi del coronavirus.

Tutti gli altri partiti svizzeri si oppongono all’iniziativa, sottolineando che la rottura con l’Ue limiterebbe le opportunità di esportazione per le aziende svizzere, minaccerebbe posti di lavoro, porterebbe un aumento dei prezzi e aggraverebbe la carenza di manodopera qualificata. Anche i diritti e l’accesso al mercato del lavoro dei 760.200 svizzeri residenti all’estero sarebbero messi in discussione. Il referendum ha già creato difficoltà con Bruxelles, portando alla sospensione dei negoziati sull’accordo quadro che punta a regolare i rapporti fra Svizzera e Ue, finora definiti da una complessa rete di accordi diversi. La Svizzera non fa parte dell’Ue, ma di fatto è profondamente integrata con essa, per evidenti motivi geografici ed economici.

Paese con poco più di 8,6 milioni di abitanti, la Svizzera conta più di due milioni di residenti stranieri, senza contare i frontalieri che ogni giorno varcano il confine per andare al lavoro. Ogni giorno lo fanno circa 76mila italiani ed è significativo che il governo elvetico non abbia mai bloccato il loro ingresso, anche nei giorni più bui dell’epidemia di coronavirus in Lombardia. Senza i medici e gli infermieri provenienti dall’Italia, la sanità del Ticino si sarebbe trovata in grave difficoltà.

(immagine d’archivio)

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