Un aiuto nei ricollocamenti o collaborazione sui rimpatri “in modo automatico” per alleggerire il peso sui Paesi di primo ingresso. È questa la proposta della Commissione Ue per superare il regolamento di Dublino che addossa la nella gestione del migrante in Europa al primo Stato in cui arriva. Tutti i Paesi “dovranno mostrare solidarietà verso i Paesi sotto pressione: potranno farlo o con i ricollocamenti, o con i rimpatri sponsorizzati“, hanno spiegato la commissaria europea Ylva Johansson e il vicepresidente Margaritis Schinas per il nuovo Patto su asilo e migrazione. Che mette al centro il “meccanismo di solidarietà obbligatorio” ed evidenzia che “non ci saranno più soluzioni ad hoc” ad ogni sbarco, perché ci saranno indicazioni precise e prefissate, sulla base della valutazione della Commissione europea. E, precisano, “anche il Paese di sbarco ne dovrà accogliere una parte”.

Le prime reazioni – La proposta di Patto sulle migrazioni ha subito generato reazioni opposte. Viene ritenuta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte un “importante passo” verso “una politica migratoria davvero europea”, scrive su Twitter. “Serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa”, aggiunge. “L’immigrazione decide il destino dell’Europa”, ha detto invece il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, aggiungendo: “Speriamo in una soluzione europea”. “Dobbiamo mostrare al mondo che l’Europa su questa grande questione sta insieme”.

E le chiusure – Di tenore opposto la risposta della Repubblica Ceca – che con Slovacchia, Polonia e Ungheria è nel gruppo Visegrad – che ha annunciato di rifiutare qualsiasi redistribuzione obbligatoria. Il ministro dell’Interno Jan Hamacek ha escluso l’obbligo di accogliere i migranti: “Siamo contrari. Non saremo d’accordo con nessuna proposta contenente l’obbligo di ricollocamento”. Ancora più dura la linea di Budapest: “Crediamo che le frontiere dell’Europa debbano essere protette: dovranno essere creati hotspot esterni per trattare le richieste di asilo; dobbiamo garantire che le frontiere esterne dell’Ue e dello spazio Schengen rimangano perfettamente sigillate lungo tutte le sezioni”, ha dichiarato Zoltan Kovacs, portavoce dell’esecutivo guidato da Viktor Orban.

Il percorso – Va ricordato che quella della Commissione sarà una proposta, che dovrà poi passare al vaglio dei colegislatori. Mentre il Parlamento Europeo ha da tempo adottato una posizione chiara, la riforma si è arenata in Consiglio, dove è stato impossibile finora trovare un accordo. Pochi a Bruxelles si attendono che la riforma venga risolta rapidamente. La Commissione spera però di raggiungere l’accordo “entro la fine del 2020”, quando terminerà la presidenza tedesca di turno del Consiglio Ue e inizierà quella portoghese.

I punti della proposta La Commissione Europea propone così di superare l’attuale sistema di Dublino, che pone sulle spalle degli Stati di primo arrivo tutti gli oneri connessi alla gestione dei flussi migratori, con un sistema di “contributi flessibili” di solidarietà nei confronti dei Paesi Ue che sono la prima destinazione dei migranti. “A seconda delle diverse situazioni negli Stati membri e delle fluttuanti pressioni migratorie, la Commissione propone un sistema di contributi flessibili da parte degli Stati membri”, riporta il comunicato stampa, che evita di scendere nei dettagli della proposta legislativa, fondamentali per valutarla. Questi contributi, aggiunge la Commissione, “possono variare dal ricollocamento dei richiedenti asilo dal Paese di primo arrivo (non vengono citati i migranti economici, che costituiscono la maggioranza degli arrivi in Italia, ndr) fino all’assumersi la responsabilità di rimpatriare le persone che non hanno diritto di restare o varie forme di supporto operativo”. “È importante che la decisione – sul rimpatrio – avvenga rapidamente nel giro di 12 settimane”.

Le “forme flessibili di sostegno” – Gli Stati membri saranno tenuti ad agire in modo responsabile e solidale gli uni con gli altri. Ogni Stato membro, senza alcuna eccezione, dovrà contribuire in modo solidale nei periodi di stress, per contribuire a stabilizzare il sistema globale, sostenere gli Stati membri sotto pressione e garantire che l’Unione adempia ai propri obblighi umanitari. Mentre il nuovo sistema si basa sulla cooperazione e su forme flessibili di sostegno che iniziano su base volontaria, nei momenti di pressione sui singoli Stati membri saranno richiesti contributi più rigorosi, sulla base di una rete di sicurezza. Il meccanismo di solidarietà coprirà varie situazioni, compreso lo sbarco di persone a seguito di operazioni di ricerca e soccorso, pressioni, situazioni di crisi o altre circostanze specifiche.

La linea di von der Leyen Fin dalla nomina, von der Leyen è stata molto chiara sul tema migranti. II 27 novembre 2019, presentando il suo collegio, disse che, se da un lato “l’Europa fornirà sempre rifugio a coloro che hanno bisogno di protezione internazionale”, dall’altro “dobbiamo far sì che coloro che non hanno diritto di restare tornino a casa”. In tutti e tre i casi sarebbe previsto un opt-out, pensato per i Paesi più restii come quelli del gruppo di Visegrad, che però comporterebbe pesanti disincentivi economici. I dettagli saranno decisivi, ma se la proposta della Commissione sarà strutturata in questo modo costituirà un passo avanti notevole rispetto alla situazione attuale, in cui Italia, Spagna e Grecia a seconda dell’intensità dei flussi, si trovano a dover sostenere tutto il peso delle migrazioni dal Nordafrica, nei primi due casi, e dal Medio Oriente, nel terzo.

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