Passa per la detassazione degli aumenti di stipendio derivanti dal (faticoso) rinnovo dei contratti nazionali il percorso individuato dal governo per l’introduzione di un salario minimo orario modulato dalla contrattazione collettiva. A confermarlo è stata la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, in audizione davanti alle commissioni Affari sociali e Lavoro della Camera sulle priorità nell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund. “Abbiamo individuato undici progetti, tra loro distinti ma strettamente connessi, accomunati dall’obiettivo di ridurre le disuguaglianze che ad oggi caratterizzano il mercato del lavoro italiano, puntando a realizzare un miglioramento quantitativo e qualitativo”, ha spiegato.

L’obiettivo della detassazione dei rinnovi, in particolare, è che “progressivamente i minimi retributivi, attualmente definiti nei contratti collettivi di primo livello, possano adeguarsi all’importo del salario minimo che sarà individuato dal nostro Paese”. Così secondo la ministra “si determinerà, sul piano nazionale, un incremento generalizzato dei livelli retributivi“. E questo “comporterà un miglioramento delle condizioni dei lavoratori, accrescerà la dignità e il valore del lavoro prestato e consentirà di eliminare fenomeni di dumping salariale e di concorrenza sleale tra le imprese“. Il governo però intende anche sostenere la contrattazione di secondo livello cara a Confindustria “quale strumento per accrescere la produttività a livello aziendale e riconoscere ai lavoratori benefici contrattuali ed economici come premio per i risultati raggiunti e migliorare l’offerta dei beni e servizi di welfare contrattuale”.

Tra le priorità anche “velocizzare le procedure interne alle Regioni per le assunzioni nei Centri per l’impiego” e avviare il progetto di Rilancio delle politiche attive a sostegno delle transizioni occupazionali”, con una azione integrata “che punti allo sviluppo delle competenze delle persone giovani e adulte, indirizzandole anche verso i futuri ambiti economici del verde e della digitalizzazione”.

La ministra ha anche affrontato il problema delle insufficienti risorse umane a disposizione dell’Ispettorato nazionale del lavoro. “Serve rafforzare l’azione di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso, al caporalato e ad altre forme di lavoro irregolare”, ha detto, citando tra le azioni da intraprendere “il rafforzamento degli enti preposti alla vigilanza, sia sotto il profilo delle risorse umane e strumentali sia sul piano dell’aggiornamento e della formazione continua; la promozione di campagne di comunicazione, azioni di informazione e di sensibilizzazione del mondo del lavoro e delle istituzioni scolastiche; la realizzazione di strumenti di sostegno alle Pmi per la corretta gestione dei rapporti di lavoro”.

Sul fronte delle pensioni, nuove misure di flessibilità in uscita ci saranno “dal 2022 quando scadrà la sperimentazione di Quota 100, che avrà il suo corso fino a tutto il 2021″. Catalfo ricorda che è in corso il confronto con le parti sociali e che nella prossima legge di Bilancio andranno inserite l’Ape sociale e Opzione donna e “sicuramente ci sarà un intervento su part-time ciclico. Allo studio ci sono delle misure di staffetta generazionale o di contratto di solidarietà espansiva, che aiutano i giovani all’inserimento lavorativo e accompagnano in uscita il lavoratore anziano”. Quanto invece alla riforma previdenziale, conclude, “a seguire avremo altri incontri che riguarderanno interventi più strutturali che potranno essere fatti nel corso del prossimo anno”.

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