Anni di precariato, in alcuni casi anche un decennio, e restare ancora senza prospettive future di stabilizzazione, con un accordo poco vantaggioso e un bando avviato senza nessun confronto con i sindacati. Accade in un ente che si occupa proprio di formare e collocare le persone sul mercato del lavoro. Gli interessati sono circa 120 docenti precari dei centri di formazione professionale di Afol Metropolitana Milano, che offrono percorsi in Ddif (Diritto-dovere all’istruzione e alla formazione) frequentati soprattutto da centinaia di ragazzi provenienti da contesti problematici.

Un anno fa c’erano voluti due voti per arrivare (dopo lo stato di agitazione) a un accordo, votato a maggioranza risicata che prevedeva l’assunzione in staff leasing, il contratto a tempo indeterminato dei somministrati. “Un contratto e un accordo che però non sono stati onorati. I lavoratori sono attualmente assunti in Staff Leasing a 13,5 ore settimanali e il bando che doveva prevedere l’assunzione diretta avrebbe dovuto comprendere una forma di premialità, cosa che non è avvenuta” spiega a ilfattoquotidiano.it il funzionario NidiL Francesco Melis. Che aggiunge: “Anche se i docenti in Afol lavoreranno 36 ore e più, se si ammalano saranno pagati con il parametro delle 13,5 ore”.

IL PRECARIATO CHE PARTE DA LONTANO – Occorre, però, fare un passo indietro, per capire chi sono “i somministrati”. Dopo anni trascorsi tra contratti a progetto e apertura di partite Iva, tempi determinati “rigorosamente al di sotto dei 36 mesi”, due conciliazioni controfirmate dalle rappresentanze sindacali, con le quali i lavoratori “rinunciavano ai vantaggi della storia contrattuale pregressa in cambio di un nuovo contratto a tempo determinato”, nel 2017 a questi lavoratori Afol Metropolitana non poteva più proporre contratti a termine.

Così ha pensato al lavoro somministrato. Formalmente i docenti sono diventati dipendenti dell’agenzia interinale Oasi, lavorando per l’utilizzatore Afol. Da allora hanno firmato un contratto da settembre a maggio con una notevole riduzione di orario rispetto agli anni precedenti. In estate, poi, c’era la Naspi. Infine, costretta dai limiti imposti dal Decreto Dignità, Afol ha deciso di optare per l’assunzione in staff leasing, ancora una volta evitando di stabilizzare i suoi docenti precari.

L’INTESA DELLA DISCORDIA – Dopo la sottoscrizione di una pre-intesa a maggio 2019, la mobilitazione per le condizioni offerte ritenute inaccettabili (“13,5 ore settimanali sulla carta, pur lavorando full-time per uno stipendio di circa 400 euro netti al mese”), il prefetto ha convocato tutte le parti, ribadendo che qualsiasi accordo che riguardasse i lavoratori in somministrazione doveva coinvolgere le categorie dei somministrati. Votato con una maggioranza risicata e non senza malumori. “Entrando in gioco la somministrazione, però – spiega Melis – si prospettavano alcune tutele in più, come la clausola di salvaguardia in caso di cambio del fornitore e si introduceva un meccanismo di prospettiva di stabilizzazione. Si costruisce, poi, uno strumento di monitoraggio. Attività che avrebbe dovuto coinvolgere le organizzazioni sindacali del settore della somministrazione Nidil Cgil e Uiltemp, oltre a Oasi Lavoro”.

IL LOCKDOWN – Le cose, però, non sono andate così. Nonostante le intenzioni dichiarate di Afol siano quelle di assumere una quindicina di persone, a un anno di distanza, denunciano i sindacati, “resta un accordo non onorato”. Cosa è accaduto da allora? Nel periodo del lockdown, tutti i docenti hanno lavorato a tempo pieno, in smart working. Nel frattempo è stato rinnovato il cda di Afol ed è arrivato il nuovo direttore generale, Gaetano Di Rino, che ha preso il posto di Giuseppe Zingale, arrestato a novembre a seguito dell’inchiesta Mensa dei poveri e libero da febbraio 2020.

“A luglio abbiamo chiesto un incontro per attivare lo strumento di monitoraggio, ma non c’è stata alcuna risposta mentre è stato convocato il solo sindacato che rappresenta i lavoratori diretti di Afol”, continua il funzionario Nidil, manifestando una certa preoccupazione per la continuità didattica, in assenza di informazioni in merito. Sempre a luglio, è partito il bando di gara europea per la somministrazione, vinto ancora da Oasi. Alla fine dell’anno scolastico, il personale è rimasto a casa senza retribuzione (stavolta anche senza Naspi), pur essendo assunto a tempo indeterminato con contratti part-time verticali.

L’ULTIMA BEFFA – Infine sono partiti i bandi di assunzione per i Ddif. Molti docenti non partecipano al concorso di assunzione su alcune posizioni specifiche e su alcuni territori per favorire la partecipazione dei colleghi. “La beffa – aggiunge Melis – è che anche il bando di assunzione è sempre a 13,5 ore settimanali, cosa che, seppur comprensibile nella somministrazione, non lo è per l’assunzione diretta in un’azienda che ha più di 500 dipendenti”. C’è poi quella che viene definita una ‘tagliola’: “Puoi partecipare con un punteggio x, ma poi nella selezione devi avere un punteggio Y, mentre la selezione avviene con tempistiche che non favoriscono chi vuole partecipare”. Ad oggi Afol ha l’aggiudicazione temporanea dell’appalto di somministrazione (le regole dei bandi europei prevedono, infatti, che bisogna aspettare 35 giorni per eventuali ricorsi). La conferma, quindi, arriverà solo dopo il 10 ottobre.

Nel frattempo? È stata trovata una soluzione-ponte, che ancora una volta non tiene conto dei diritti dei lavoratori in somministrazione. Questi non vanno in disponibilità (come avrebbe previsto il Ccnl della somministrazione in assenza di missione per i tempi indeterminati) ma sono stati richiamati con una mail l’11 settembre per iniziare il 14. Alcuni sono rimasti a ricoprire i precedenti incarichi, altri sono stati ‘dirottati’, con tutti i disagi del caso. “Va anche bene lavorare in somministrazione per un periodo iniziale, che a volte si traduce anche in anni nel nostro caso – conclude Melis – ma senza prospettive future di stabilizzazione è un’ingiustizia sociale che ti toglie ogni progetto di vita”.

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Effetto Covid sui contratti precari e di breve durata: “Nel secondo trimestre 1,1 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019”

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