È una fotografia puntuale dell’andamento della pandemia da Covid-19 nel nostro Paese quella fornita dai dati dell’Inail sulle morti bianche e sugli infortuni a lavoro registrati tra gennaio e luglio 2020. 719 i decessi, pari al 19,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il territorio più colpito è il Nord ovest (con 265 casi mortali), complice soprattutto l’aumento in Lombardia (+89). Dall’analisi per fasce d’età salta fuori anche un altro dato: i morti aumentano solo tra gli over 55 – non a caso le categorie più a rischio per il coronavirus – mentre in tutte le altre c’è stata una diminuzione. A pagare il prezzo più alto sono i medici: solo nel periodo del lockdown totale (tra marzo e aprile) le denunce di infortunio sul posto di lavoro sono salite del 500%, a ulteriore conferma di quanto gli ospedali siano stati un veicolo di contagio.

Nella pubblicazione dei nuovi dati l’Inail fa una premessa: il loro confronto con gli scorsi anni “richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di ‘punte occasionali’ e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2020, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia”. Ma già dai numeri provvisori si può capire qual è stato l’impatto del coronavirus sul mondo del lavoro italiano.

Le denunce di infortunio – Entro lo scorso mese di luglio sono state 288.873 le domande di infortunio presentate, in calo di circa 90mila casi rispetto alle 378.671 dei primi sette mesi del 2019. Il motivo, spiegano gli esperti dell’istituto, è dovuto al calo delle denunce registrato tra marzo e luglio (-31,6%), “a causa soprattutto dello stop forzato tra marzo e maggio di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell’epidemia da nuovo coronavirus e delle difficoltà incontrate dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown”. Il crollo maggiore si è registrato nel mese di maggio, con denunce praticamente dimezzate rispetto allo stesso mese del 2019.

Per quanto riguarda la situazione nei diversi settori economici, il numero degli infortuni sul lavoro è diminuito del 15,1% nella gestione Industria e servizi, del 21,9% in Agricoltura e del 62,8% nel conto Stato. Prendendo in considerazione solo i mesi più duri della pandemia (marzo-luglio), il crollo nella Pa è stato del 91,8% “per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, che sono state chiuse per evitare il propagarsi del contagio”. Sono aumentate del 143%, invece, le denunce presentate dal personale sanitario nei primi sette mesi dell’anno (con punte del +500% nei mesi più critici).

Dall’analisi dei numeri sul territorio emerge anche un altro dato dell’impatto del Covid sul nostro Paese. Il calo delle denunce è stato fortissimo al Nord-Est (-25,4%), al Centro (-28,8%), al Sud (-31,3%) e nelle Isole (-29,0%), mentre è stato più contenuto al Nord-ovest (-14,3%), segno che qui sono state di più le imprese che hanno continuato a lavorare nonostante le restrizioni imposte dal governo. Una situazione che ha colpito soprattutto i lavoratori stranieri. Tra gennaio e luglio la diminuzione degli infortuni ha interessato soprattutto i lavoratori italiani (-24,6%), mentre tra quelli comunitari il calo è stato del 15,8% e tra quelli extracomunitari del -20,0%.

I casi mortali – I dati più critici sono quelli delle morti bianche. L’Inail ricorda la “provvisorietà dei numeri”, ma sottolinea che tra gennaio e luglio c’è stato “un aumento di 117 casi rispetto ai 599 registrati nello stesso periodo del 2019 (+19,5%)”. Tutto dovuto ai decessi “avvenuti e protocollati al 31 luglio 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo”. A livello nazionale rispetto ai primi sette mesi dell’anno scorso si registra una riduzione solo degli infortuni mortali in itinere (cioè quelli che avvengono nel tragitto casa-lavoro) che sono passati da 167 a 113 (-32,3%), mentre quelli avvenuti in ufficio o in fabbrica sono aumentati da 432 a 603 (+39,6%).

L’incremento ha riguardato i settori Industria e servizi (da 512 a 630 denunce) e il conto Stato (da 9 a 31), mentre l’Agricoltura ha registrato 23 casi in meno (da 78 a 55). Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione di 12 casi mortali nelle Isole (da 58 a 46). Il Nord-Ovest si contraddistingue, invece, per un incremento di 112 morti bianche (da 153 a 265), complice soprattutto l’aumento di 89 casi della Lombardia. Il Centro registra un aumento di otto decessi ( da 120 a 128), il Sud sette casi mortali in più (da 134 a 141) e il Nord-Est due in più (da 134 a 136). Colpiti soprattutto gli uomini, a ulteriore conferma del divario tra i sessi sul posto di lavoro. +96 decessi tra gli uomini e +21 tra le donne. In aumento le denunce di infortunio mortale dei lavoratori italiani (da 488 a 609), mentre calano quelle dei lavoratori extracomunitari (da 71 a 69) e comunitari (da 40 a 38).

Le denunce di malattia professionale – Come per le denunce di infortunio, anche le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail sono calate rispetto ai primi 7 mesi del 2019 (-34,5%). Il picco ad aprile: -87%. Anche in questo caso il motivo è che, data la chiusura delle principali attività produttive, sono pochi i lavoratori che hanno riscontrato patologie derivanti dalle proprie mansioni (non inerenti al Covid). Si osservano riduzioni nell’Industria e servizi (-32,6%), in Agricoltura (-42,4%) e nel conto Stato (-32,3%). Le prime tre malattie professionali denunciate tra gennaio e luglio di quest’anno continuano a essere, nell’ordine, le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e quelle dell’orecchio, seguite dalle malattie del sistema respiratorio e dai tumori. Tutte registrano diminuzioni nei periodi in esame.

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Istat: “A luglio occupati in crescita dopo 4 mesi di flessioni: +85mila (80mila sono donne). Ma rispetto a febbraio sono 500mila in meno”

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