Per l’Inps le norme sulla privacy non consentono di fare i nomi dei deputati che hanno preso il bonus 600 euro
Le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Lo hanno fatto sapere fonti vicine all’istituto di previdenza, a cui da domenica sera viene chiesto da più parti di fare i nomi dei cinque deputati e dei consiglieri regionali e governatori che hanno usufruito del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà. Dagli uffici del Garante privacy ricordano però che esistono istituti – come l‘accesso civico – che consentono di bilanciare privacy e trasparenza. Anche se i tempi in quel caso non sarebbero brevi. Nel frattempo il Movimento 5 Stelle ha chiesto ai suoi parlamentari di rinunciare per iscritto al diritto alla privacy in modo da consentire all’Inps di rendere pubblici i nominativi.
Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’università RomaTre, intervistato da Repubblica fa presente che in un caso come questo “l’obbligo di trasparenza prevale sul diritto alla riservatezza individuale” e “acquista un rilievo maggiore perché riguarda i rappresentanti delle istituzioni”. Il problema è che “non esiste a priori una gerarchia costituzionale fra diritti”, come quelli alla privacy e alla trasparenza, anche se “è proprio la Costituzione a fornire un’indicazione: l’art. 98 dice che tutti i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, l’art.54, che devono esercitare il loro mandato con disciplina e onore“. L’unica via di uscita quindi è “fare l’accesso civico. E se lo negano, ricorso al Tar. Come per i verbali del Cts. Ma i tempi sono lunghi”.