“Andavo a fare dei lavori gratuitamente alla caserma Levante: quando si rompeva un tubo dell’acqua, o quando dovevano cambiare insegna andavo ad aiutarli. Io non so nulla, non ho rapporti loschi con nessuno”. A parlare è Matteo Giardino, 58 anni, agli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla caserma dei carabinieri posta sotto sequestro due giorni fa. Mentre i tre figli sono finiti in carcere tra Parma e Milano-San Vittore, lui non si può allontanare da casa. Situata nella prima periferia di Piacenza, tra i campi coltivati e l’autostrada A21, l’abitazione è considerata uno dei luoghi-chiave dell’operazione Odysseus.

Secondo l’accusa, è qui che veniva nascosta e depositata la droga destinata a Peppe Montella, appuntato scelto e dominus del sodalizio accusato di reati gravissimi che vanno dalla tortura al falso in atto pubblico, passando per percosse, minacce, ricettazione e spaccio di sostanze stupefacenti sequestrate in occasione di arresti definiti “totalmente illegittimi” dalla procuratrice capo di Piacenza, Grazia Pradella. Giardino è stato fermato il 9 marzo dalla Guardia di Finanza con 2 chilogrammi di marijuana occultati in un Fiat Doblò. Destinati, sostengono gli inquirenti, al “giro” che Montella avrebbe creato con abusi di potere e violenze in concorso con altri cinque carabinieri della Levante. Suoniamo il citofono, il cane, un rottweiler, abbaia furiosamente. L’uomo esce dal garage del seminterrato. E ha delle cose da dire. Classe ’62, già noto come portavoce del movimento dei Forconi a Piacenza, si dichiara estraneo a tutte le accuse.

Giardino mi scusi, non ha portato due chili di marijuana da Milano ed è stato arrestato per questo?
“Io mi sono trovato due chili di marijuana sulla macchina, non ce li ho messi io”.

Si è dato una spiegazione?
“No, io una spiegazione non me la sono data, lasci fare ai giudici, penseranno loro a cosa fare. Sto leggendo di tutto, ma chi mi conosce sa chi sono io. Ho quattro figli, sono nonno, i miei figli lavorano e sono bravi ragazzi. Mi sono sempre rialzato nella vita, non ho mai fatto niente di male a nessuno e chi mi conosce lo sa”.

Andava a fare dei lavori gratuitamente in caserma, come mai? Chi la chiamava?
“Mi chiamava il comandante, quando hanno tolto le insegne ero andato, si è rotto un tubo del riscaldamento prima di Natale e sono andato ad aggiustarlo”.

Lei conosce i carabinieri della Levante?
“No, conosco quelli che sono andati via, perché io conosco tantissimi di carabinieri, da tantissimi anni. E li aiutavo. Per loro ho fatto tanti piccoli lavoretti che ho fatto con il cuore, senza prendere soldi. Lo scorso Natale che si è rotto il tubo del riscaldamento, siccome mi dicevano che lo Stato non ci mette soldi, mi dicevano ‘riusciamo a fare qualcosa?’. Visto che io lo faccio di mestiere, mi sono offerto, gratuitamente, e quando hanno cambiato l’insegna sono andato”.

Perché ha fatto dei lavori gratis in una caserma dei carabinieri? Chi la chiamava?
“Anche il comandante (Marco Orlando, ndr) perché visto che lo Stato non ci mette soldi, mi chiedevano una mano e visto che io l’ho sempre fatto per mestiere sono andato”.

Lei era uno dei rappresentanti dei forconi, giusto?
“Ero, adesso non lo sono più. Non ho nessun orizzonte politico in questo momento, però non sono di destra”.

Le fotografie dei suoi figli con Montella e i soldi a ventaglio, le ha viste?
“Quelle fotografie non c’entrano nulla, anzi fanno schifo. Perché risalgono a quattro anni fa, era prima di Natale, avevano fatto una giocata insieme alle “macchinette” (videopoker, ndr) e si erano divisi la vincita. È una vincita in un bar, provata, è una cosa vergognosa”.

Avevate voi Giardino un rapporto di amicizia, quindi?
“Mi scusi, adesso mi dica una cosa, adesso tutti i carabinieri e i poliziotti che incontro, e ne conosco molti, adesso quando li incontro cosa succede? Devono starmi alla larga perché potrebbero essere dei delinquenti, secondo voi? Voi state facendo un gioco sbagliato. Se ci sono delle mele marce vanno tirate via, ma non andate a cercare il ‘pelo nell’uovo’ perché non serve proprio a nulla”.

Lei che idea si è fatto dell’appuntato Montella, come lo descriverebbe?
“No, io non lo descrivo, io non lo conosco come lo conoscete voi, però se i giudici hanno fatto delle indagini e hanno preso queste decisioni, sarà come dicono i giudici. Io lo conoscevo come una persona normale. Non mi ha mai minacciato, non ho mai avuto a che fare con lui. Io mi sento a posto. Per me, mia moglie, la mia famiglia vedere i social, quello che dice la gente… c’è una notizia, lasciamo lavorare gli inquirenti, invece tutti a puntare il dito. Perché puntare il dito non è bello. Se c’entrerò, io pagherò, non ho nessun problema”.

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