Nuovo slittamento del voto per l’adozione del testo base sulla legge elettorale in commissione alla Camera. Su richiesta delle opposizioni, sostenute da Italia viva e LeU, l’odierno voto è stato posticipato a lunedì prossimo alle 16. Il testo è atteso in Aula dopo una settimana, il 27 luglio. Poco prima c’era stata una riunione di maggioranza disertata da Italia viva. In serata però il segretario Pd Nicola Zingaretti, in un post su Facebook, sembra sminuire: “Bene soluzione Autostrade, approvazione del decreto rilancio, calendarizzazione della legge elettorale, tenuta della maggioranza sulla politica estera, accordo per i veri decreti sicurezza”.

Il problema alla base delle divergenze è la revisione in senso proporzionale della proposta di legge (proporzionale con sbarramento al 5%) che non convince LeU e Italia viva. Matteo Renzi si è espresso tramite la sua e-news e ha detto di voler portare a livello nazionale il modello dei sindaci, ma ha anche fatto capire di non apprezzare “l’accelerazione” che stanno imprimendo al dossier Pd e 5 stelle. “Pd e Cinque Stelle vogliono chiuderla in tre giorni”, ha scritto. “Noi non facciamo le barricate, perché le priorità del Paese oggi sono i posti di lavoro, non i posti in Parlamento. Tuttavia, rimaniamo fermi sulla nostra idea di sempre: ci vuole la legge elettorale dei sindaci. Sapere la sera chi ha vinto, non consentire trattative lunghe cinque anni e governi che cambiano colore ogni anno. Noi vogliamo il sindaco d’Italia. Se altri preferiscono la palude di adesso, lo faranno senza il nostro voto”.

E al momento, manca l’asse anche con le opposizioni. Sì, perché in questo caso i dem e i pentastellati non possono contare sul centrodestra, dove anche Forza Italia si è spostata su posizioni maggioritarie (“Il ritorno al proporzionale non troverà mai la nostra convergenza”, assicura Gelmini). Il Germanicum, cioè il proporzionale proposto dalla maggioranza, “è una legge salva inciucio”, ha detto il presidente di FdI Giorgia Meloni in una conferenza stampa convocata ad hoc. Nei fatti, non si esclude un rinvio a settembre.

Il capogruppo del Pd Graziano Delrio, durante l’incontro di maggioranza del pomeriggio, ha insistito sulla necessità di procedere, secondo il mandato condiviso anche dal segretario del partito. I rappresentanti di M5s hanno confermato l’impegno preso a votare il testo, che faceva parte di un accordo complessivo che comprendeva il taglio dei parlamentari, votato appunto dagli alleati di governo. I cronisti hanno chiesto al presidente M5s della commissione Giuseppe Brescia se è possibile che in una sola settimana la Commissione approvi il testo, atteso in Aula il 27. “Nel momento in cui ci saranno anche gli emendamenti – ha risposto – capiremo se sarà necessario chiedere al presidente Fico un rinvio: se sono 10 possiamo votarli in una settimana, se sono 10mila chiederemo lo slittamento a settembre”.

Federico Fornaro, capogruppo di Leu ha definito “improbabile” rispettare la calendarizzazione del 27 in Aula. “Non ci sono i tempi – ha affermato Marco Di Maio di Iv – per arrivare in aula il 27, ma soprattutto è sbagliato: su questo testo sono contrarie tutte le opposizioni e due partiti della maggioranza. Non c’è urgenza visto che non siamo a fine legislatura, a meno che qualcuno non pensi davvero ad una fine anticipata della legislatura”. Intanto Forza Italia ha depositato un suo testo e ha chiesto che sia incardinato in commissione. Qualcuno l’ha ribattezzato il lodo Sisto, qualcun altro il ‘Sistum’. Il testo, formato da tre articoli, è a componente prevalentemente maggioritaria. E punta a modificare, come spiega Sisto, le “percentuali tra maggioritario e proporzionale: due terzi ai collegi, un terzo alle liste”.

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