“Vogliamo un nuovo processo per la strage di Reggio Emilia, ma ho l’impressione che manchi la volontà politica”. Silvano Franchi è il fratello di Ovidio, uno dei cinque operai assassinati dalle forze dell’ordine il 7 luglio 1960 a Reggio Emilia durante una manifestazione organizzata dalla Camera del Lavoro e dalla sinistra. Quel giorno erano in piazza insieme a protestare contro il governo Tambroni. “Affrontammo quella giornata difficile spalla a spalla – ricorda con la voce spezzata dalla rabbia – ma poi alla fine è finita così”. Cinque vittime e a sessant’anni di distanza nessun colpevole. “Quel giorno lo Stato sparò allo Stato – attacca il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi – abbiamo troppi morti sulle lapidi e pochi colpevoli nei tribunali di giustizia”. Se la verità giudiziaria è ancora lontana, su quella storica e politica in pochi hanno dubbi. “È chiaro quello che avvenne – conclude il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – quella fu una strage premeditata, non semplicemente un errore”.

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