Il denaro pubblico ricevuto, da una parte, e i servizi erogati, dall’altra. Sulla mozione presentata dal Pd (a prima firma Gianni Girelli e illustrata in Aula da Samuele Astuti) che chiede maggiore trasparenza sulla sanità privata, la maggioranza è andata sotto e, fatto ancor più rilevante, si è spaccata: 42 i voti favorevoli al documento che chiede di conoscere l’entità dei fondi destinati alle strutture accreditate, compresi i 14 Irccs (Istituti di ricovero e cura), e il carattere dei servizi offerti in piena emergenza coronavirus ai pazienti ricoverati; 27, invece, i voti contrari.

“È un voto che vale la sfiducia all’assessore al Welfare, Giulio Gallera“, hanno commentato tanto dal Partito democratico quanto dal Movimento 5 stelle. “Ha ribattuto, in modo arrogante, che il problema non esiste. Ma la sua maggioranza non ha seguito la sua linea”, sono state le parole di Girelli e Astuti. “Si faccia da parte, i lombardi hanno bisogno di una sanità pubblica che sappia affrontare le crisi sanitarie“, ha dichiarato il capogruppo del M5s, Massimo De Rosa. Prima del voto a scrutinio segreto, tuttavia, Gallera è intervenuto per dire che “in parte i dati sono stati forniti” e che quelli ancora non disponibili “lo saranno a ottobre”. Per questo, in maniera esplicita, ha condiviso il contenuto della mozione sulla parte che riguarda la trasparenza: “Nelle nostre delibere è tutto chiaro ed evidente – ha precisato – i consiglieri chiedono cose che diamo sempre e che siamo disposti a dare”.

È forse per questo motivo che i franchi tiratori, alla fine, sono stati 14. La minoranza, che conterebbe normalmente 31 consiglieri su 80, ha così raccolto per strada 11 voti in più. E non è un segreto che la maggior parte delle preferenze sia arrivata proprio dal partito di cui fa parte Gallera, cioè Forza Italia (che in Consiglio ha 12 esponenti). Non è un caso, a tal proposito, che a risultato pubblico l’assessore si sia difeso con un “non è stato un segnale alla Giunta quanto una questione interna ai partiti in Consiglio”. La Lega, con la battaglia sulla commissione d’inchiesta, non avrebbe mai votato una mozione targata Partito democratico (così come da settimane fa muro sul nome del dem Jacopo Scandella alla presidenza della commissione). E così è stato. Dall’altra parte, al contrario, i voti di FI a favore dell’iniziativa del Pd sono un segnale per le opposizioni. Perché si sblocchi lo stallo e finalmente parta la commissione d’inchiesta, infatti, sono necessari i voti di parte della maggioranza. E una strada che gli attori in campo non hanno escluso è proprio quella di una convergenza di Forza Italia sulla presidenza guidata da Scandella: “Difficile, ma non impossibile”, ebbe a dire il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul.

Twitter: @albmarzocchi

IL DISOBBEDIENTE

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