Pisa è la città della piazza dei Miracoli, con la Cattedrale e la Torre pendente. Ma anche la sede di tre tra le più importanti istituzioni universitarie italiane ed europee, l’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna, oltre che la più grande sede del Consiglio nazionale delle Ricerche. Pisa è anche la città della Biblioteca universitaria ancora chiusa a distanza di oltre otto anni dall’ordinanza del sindaco, Marco Filippeschi, che metteva i sigilli “in considerazione di problemi statici e in previsione di una verifica di vulnerabilità sismica”, dopo il terremoto che nel 2012 aveva colpito l’Emilia Romagna. “La Biblioteca Universitaria di Pisa è uno scandalo nazionale”, ha scritto nel 2017 Andrea Bocchi, professore di Linguistica italiana all’Università di Udine e segretario di Amici della Biblioteca, l’associazione fondata dalla medievista Chiara Frugoni e da molti specialisti nell’intento di contribuire alla tutela del patrimonio documentario e librario della Biblioteca.

Dopo la chiusura, in molti si sono interessati al quattrocentesco Palazzo della Sapienza, occupato dalla Facoltà di Giurisprudenza e al primo e secondo piano dalla Biblioteca, che però dipende dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e per il Turismo. Certo, soprattutto studiosi e comunque persone spaventate dall’avviso esposto al pubblico nel quale si poteva leggere “chiusa a tempo indeterminato”. Due petizioni, una promossa da un gruppo di utenti e un’altra da Adriano Prosperi e Giuseppe Marcocci, hanno raccolto migliaia di adesioni. Si sono susseguite diverse lettere-appello di altre associazioni, oltre che di autorevoli esponenti del mondo della cultura, da Settis a Vattimo.

Perché gli oltre 700mila fra volumi, opuscoli e materiale multimediale e grafico, sono molto più che un importante patrimonio documentario. Con i quasi 1400 manoscritti, le oltre 7mila cinquecentine e i 162 incunaboli, quella biblioteca racconta storie locali e nazionali. Che solo in parte, dal dicembre 2014, sono consultabili presso il complesso monumentale di San Matteo in Soarta, una volta dismessa la sede temporanea della residenza Universitaria “Nettuno” ed eseguiti i necessari lavori di adeguamento.

A novembre 2016 il trasferimento dei libri agli ex Macelli di Lucca, in ambienti messi a disposizione dall’Archivio di Stato, dove continuano a rimanere, nonostante si sarebbe dovuto trattare di una sistemazione provvisoria. Per questo “il comune si è detto ‘attento’, la regione ‘preoccupata’, la soprintendenza ‘impegnata’, i bibliotecari ‘indaffaratissimi’, gli universitari non si sono proprio detti, anzi si sono defilati”, ha scritto ancora Bocchi. Ora, ricontatti da ilfattoquotidiano.it, rispondono in coro: “Non dipende da noi”. Questo spiega l’addetto stampa del rettore. La stessa replica viene fornita anche dall’assessore alla Cultura del Comune. Invece non è stato possibile parlare con il responsabile del procedimento per il Mibact.

Il Palazzo della Sapienza nel frattempo è stato interessato da importanti lavori dell’Università degli studi di Pisa, grazie a finanziamenti propri, ai quali ha contribuito anche l’amministrazione comunale. Lavori che a giugno 2016 hanno provocato la rottura di una tubazione di cantiere in un ambiente soprastante la biblioteca e quindi il danneggiamento di circa 1500 volumi ancora alloggiati nelle scaffalature. Comunque a maggio 2018 c’è stata la riapertura della parte di proprietà della Facoltà di Giurisprudenza. Tutto fermo invece per gli spazi della Biblioteca Universitaria. Nonostante nel 2014 il Mibact avesse stanziato un milione e 851mila euro, ai quali l’anno successivo si sono aggiunti ulteriori un milione e 100mila euro. Solo alla fine dello scorso gennaio è stato pubblicato l’avviso di aggiudicazione dell’appalto per la ristrutturazione e l’adeguamento normativo degli ambienti al primo piano che ospiteranno la Biblioteca Universitaria.

L’importo iniziale di poco più di un milione e 750mila euro, con un ribasso di oltre il 21%, è sceso a un milione e 300mila. La felice soluzione sembra ormai ad un passo, ma la cautela sembra d’obbligo. Una soluzione che non potrà probabilmente riguardare l’intero patrimonio librario della Biblioteca, che per una sua parte dovrà trovare posto altrove. Sistemata la Biblioteca il Ministero dovrà mettere mano al personale. “E’ davvero inconcepibile che un istituto così ricco di materiale ancora in corso di schedatura possa contare al momento soltanto su due archivisti”, racconta Daniele Cianchi, direttore della Biblioteca dal 2018.

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