Non ha fatto in tempo ad invocarli, Nello Musumeci, che li ha ottenuti. Quei “pieni poteri”, reminiscenza del secolo scorso, sono da ieri possibili in caso di emergenza, non già per un capo di Stato ma per il presidente di una regione. Il governatore della Sicilia avrà “pieni speciali”- seppur solo amministrativi – in tutti gli ambiti in caso di crisi, con una semplice comunicazione al consiglio regionale e per una durata massima di 24 mesi. Tutto grazie a un ddl approvato dal governo siciliano dieci giorni fa e inserito come emendamento in una legge sulla semplificazione amministrativa già in discussione in aula e votata martedì. Una norma, quest’ultima, firmata dal capogruppo di Forza Italia ma anche da quello dei renziani, che hanno ovviamente votato a favore insieme a tutto il centrodestra. In questo senso sono stati fondamentali i 4 voti d’Italia viva, insieme all’astensione (sull’emendamento specifico) dei 5 deputati usciti di recente dal M5s. Contro la richiesta di pieni poteri, invece, hanno votato il Pd e il M5s.

Così una regione, seppure a statuto speciale come la Sicilia, regala al suo governatore il potere equivalente a quello di un premier o di un capo di Stato, in caso di emergenza. Poteri che, però, non potrebbe avere ed è per questo che la norma sarà probabilmente bloccata dal governo centrale. Èa quel “vaglio del consiglio dei ministri”, che si appendono le opposizioni. Che sui “pieni poteri” non hanno dubbi: “Più che una legge sembra un’affermazione ideologica, per dire: qui comando io”, dice il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo. “Una norma da estrema destra”, la definisce. Come un premier ma senza parlamento, è una questione di misure anche per Claudio Fava, del gruppo misto e presidente della commissione Antimafia regionale: “Un impianto ideologico che riduce l’assemblea regionale nel circolo dei civili di Militello”.

Che il governo siciliano si fosse spinto verso destra sembrava, in effetti, segnalarlo già la nomina del leghista, Alberto Samonà, ai Beni culturali, che elogiava, perlomeno in età giovanile, gli uomini delle Ss di Hitler – come ha rivelato Il Fatto Quotidiano – definiti in versi “guerrieri della luce” e “monaci dell’onore”. Ma adesso, secondo le opposizioni, non si tratta più di un semplice “spostamento” ma di una vera e propria slavina verso destra: “Alla Sicilia non serve l’uomo solo al comando”, sottolinea ancora il dem Lupo. E gli fa eco Giampiero Trizzino del M5s : “Il governo più di destra che si possa immaginare”.

Nel dettaglio con 32 voti a favore e 24 contrari l’assemblea siciliana ha, infatti, detto sì al commissariamento della Sicilia in caso di emergenza fino a un periodo massimo di 12 mesi con proroga di altri 12. Ecco cosa c’è scritto nella legge: “La norma prevede che il presidente della Regione assuma il coordinamento istituzionale delle attività e provveda, attraverso la nomina di commissari delegati, individuati tra i dirigenti regionali in servizio – che operano in regime straordinario in sostituzione dell’amministrazione competente in via ordinaria per i singoli interventi – alla realizzazione o al completamento degli interventi necessari per affrontare, gestire e superare lo stato di crisi e di emergenza regionale”. Così, grazie al commissariamento, si potrà “ridurre fino a dimezzare i termini previsti da norme regionali – si legge nel ddl approvato dal governo regionale – per il rilascio di pareri, avvisi, autorizzazioni, concessioni, licenze, permessi e ogni altro provvedimento estensivo o comunque denominato”. Cosa si intende per stato di crisi? Terremoti, pandemie, ma pure problemi economici e nelle infrastrutture. A chi spetta dichiarare lo stato di crisi? Alla stessa regione.

L’emendamento del governo è stato infilato all’ultimo minuto all’interno di una norma per la semplificazione burocratica. Una legge firmata dal capogruppo dei Italia viva, Luca Sammartino, e cofirmata dal capogruppo di Forza Italia, Tommaso Calderone. Un sodalizio anomalo (ma non troppo) quello tra Iv e Fi, per una norma che verrà con tutta probabilità bloccata dal governo nazionale: “Sulla costituzionalità si esprimerà il governo ma di certo l’inopportunità è evidente”, sottolineano i Cinquestelle siciliani che avevano definito la legge “Frankestein”. “Attenderemo il parere del Consiglio dei ministri”, avverte anche il Pd siciliano il cui consigliere, Antonello Cracolici aveva definito la legge “criminale”. “Altro che prevaricazione o “disprezzo per gli assetti democratici, questa legge è nell’interesse dei siciliani”, ribatte, invece, Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima (il gruppo del presidente della Regione). “Non la definirei pieni poteri, ma soltanto una procedura di semplificazione”, dice il berlusconiano Calderone.

E’ legittima la norma sui pieni poteri, invece, secondo gli scissionisti del M5s, oggi riuniti nel gruppo Attiva Sicilia, che sull’emendamento si sono astenuti (votando invece contro alla norma integrale): “Non vogliamo entrare nel merito dell’emendamento che però – sottolinea il consigliere regionale Matteo Mangiacavallo – è una norma nazionale, del 2 gennaio 2018, recepita dal governo siciliano”. Gli ex Cinquestelle hanno detto no nel voto finale sulla legge: “Per noi il pericolo è ben più grave e riguarda le autocertificazioni: per sempre – e non solo per la durata dell’emergenza Covid come per il resto del Paese – in Sicilia basterà questo documento, e i controlli non saranno a tappeto ma a campione, questo concede troppa discrezionalità agli uffici, valutiamo infatti di presentare rilievi all’Anticorruzione”. Il riferimento degli ex grillini è per la parte principale della norma sulla semplificazione che prevede il “silenzio assenso” per una serie di richieste arrivate da privati. In caso di autorizzazioni su fotovoltaico, ambiente e rifiuti basterà una semplice comunicazione di un dirigente regionale per avviare le pratiche. Senza che queste debbano per forza essere esaminate.

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