“Da quando è iniziato il lockdown noi e i nostri figli con disabilità siamo agli ‘arresti domiciliari’. Siamo qui per chiedere aiuto”. È il grido d’allarme di alcuni rappresentanti del Comitato famiglie disabili lombarde che si sono dati appuntamento sotto agli uffici della Regione Lombardia per chiedere alle istituzioni di ascoltare le persone con disabilità e le loro famiglie. “Le continue delibere – spiega il presidente del comitato Fortunato Nicoletti – non hanno risolto i nostri problemi. I centri diurni e quelli semi-residenziali per i disabili non riescono ad aprire con questi protocolli stabiliti dalla Regione, mentre l’assistenza domiciliare è stata completamente dimenticata. L’assistenza a domicilio in Lombardia, durante le settimane di crisi sanitaria, è stata fortemente trascurata (come raccontato da ilfattoquotidiano.it) e ora si cerca a di tornare gradualmente alla normalità.

Il rischio, come ripetono più genitori, è quello “di ammalarci anche noi e anche noi di essere un problema sanitario”. Anche i miglioramenti fatti negli anni dai figli, spiegano, “sono stati spazzati via”. Oltre al problema psicologico, resta quello sanitario: “Tutti i bambini e ragazzi continuano a non avere le adeguate protezioni, come mascherine e camici, e gli operatori che vengono a casa non sono stati prima testati”.

Dopo la chiusura delle strutture semi-residenziali e diurne per l’emergenza sanitaria, nella fase 2 il governo ha autorizzato la riapertura dei centri, ma delegato alle Regioni la scrittura dei protocolli. La sanificazione, la fornitura di protezioni e i tamponi al personale sociosanitario sono alcune delle urgenze da affrontare per riuscire a ricominciare l’attività in sicurezza. E in attesa che le istituzioni intervengano, le famiglie chiedono aiuto: “Non è vero che mancano i soldi”, denuncia il comitato.

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