Noi nel presente stiamo vivendo il risultato di quello che abbiamo fatto 15 giorni fa. I comportamenti che abbiamo messo in atto funzionano e dobbiamo continuare a utilizzare questi comportamenti virtuosi fin quando il virus non ritornerà a circolare sotto traccia senza dare fastidio a nessuno, o perché si svilupperà l’immunità di gregge o perché ci sarà il vaccino“. Sono le parole di Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, nel corso della trasmissione “Dimartedì”, su La7.

Sulla possibilità di una seconda ondata, la virologa spiega: “E’ il virus che fa capolino tra le maglie delle difese che noi abbiamo opposto alla circolazione del virus stesso. Quindi, siamo noi che, attraverso i nostri comportamenti, possiamo facilitare il ritorno del virus. Ma io vi garantisco che, se continuiamo a essere attenti e a osservare determinati comportamenti, come il lavaggio delle mani e la distanza di sicurezza, allora potrebbe anche non esserci una seconda ondata“.

E puntualizza: “Il virus non si indebolisce col caldo. Sono due fattori che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Il virus si indebolisce se il suo motore inizia a girare in maniera diversa. Questo lo vediamo con le sequenze genetiche del virus, perché quando il virus diventa più cattivo o meno cattivo si porta dietro un tatuaggio. Che il virus possa circolare con maggiore difficoltà all’aperto e con temperature più alte è possibile, ma in realtà in queste condizioni il virus può perdere la sua carica infettante. Il virus purtroppo non andrà via. Adesso ha trovato una nuova specie, che siamo noi”.

Capua aggiunge: “Credo che il covid si stia manifestando come una malattia condizionata. Basti guardare alcune grandi città, dove la situazione è molto più complicata che in altre. Penso, ad esempio, alla rete dei trasporti: una delle migliori operazioni di sanità pubblica che si possano fare è sistemare la rete dei treni che gira intorno alla Lombardia, perché sono treni vecchi, sporchi, che molto probabilmente hanno contribuito a diffondere il contagio. Questa catastrofe ha evidenziato alcuni punti deboli che debbano essere risolti per una nuova ripartenza intelligente. Sappiamo anche – chiosa – che questa malattia è molto più grave nelle città più inquinate, quindi c’è una componente dell’inquinamento. Allora, bisogna capire qual è l’inquinamento che ci dà più problemi, scorporare le informazioni, cercare di fare delle proposte e fare degli investimenti che supportino anche la sanità pubblica”.

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