Preben Elkjaer Larsen sta esultando in mezzo a un Bentegodi in delirio. È il 14 ottobre 1984. Mancano nove minuti alla fine della quinta giornata di A. L’attaccante danese ha appena segnato la rete del raddoppio contro la Juventus di Michel Platini. Un’azione di forza cominciata dalla fascia destra e conclusa con un interno destro su cui Tacconi non può nulla. Né Stefano Pioli – l’attuale allenatore del Milan – né Luciano Favero sono riusciti ad arginarlo. Quest’ultimo è stato capace solo ad agganciargli lo scarpino destro. Elkajer ha infatti segnato con il piede scalzo. È la rete simbolo del primo scudetto della storia del Verona. Esattamente 35 anni fa, il 19 maggio 1985, i gialloblu alzano il trofeo, conquistato matematicamente una settimana prima, battendo quattro a due l’Avellino al Bentegodi. Sulla panchina siede un allenatore concreto e di poche parole: Osvaldo Bagnoli.

Un successo eccezionale quanto inaspettato, che parte da lontano. La promozione in A nel 1981/1982 – vincendo il campionato cadetto – è il primo tassello messo insieme dal presidente Celestino Guidotti e dal proprietario Ferdinando Chiampan, pezzo grosso dello sponsor ufficiale, la Canon. Bagnoli viene chiamato a guidare la squadra nella stagione 1982/1983. È reduce dalla promozione in massima serie con il Cesena. Al primo anno i gialloblu arrivano al quarto posto in classifica e si qualificano per la Coppa UEFA. A meno otto dalla Roma campione d’Italia. Un risultato confermato anche l’anno seguente: sesto.

È l’estate del 1984. Mentre a Napoli 70mila persone gremiscono le tribune del San Paolo per la presentazione di Diego Armando Maradona, sulla riva dell’Adige giungono due giocatori determinanti per le sorti della società veronese. Sono Hans-Peter Briegel e Preben Elkjaer Larsen, quest’ultimo strappato a Real Madrid e Milan. Il tedesco porta fisicità in mezzo al campo e un notevole numeri di reti (alla fine saranno ben nove, una in più rispetto a Elkjaer). Al suo fianco la sostanza di Volpati e la qualità di Di Gennaro. In attacco invece la potenza del danese si amalgama perfettamente con l’imprevedibilità e la tecnica di Galderisi. Fontolan, Ferroni, Marangon e Fanna compongono la linea difensiva insieme al punto di riferimento dei gialloblu, Roberto Tricella. È stato uno scarto dell’Inter ma a Verona è diventato il capitano e l’uomo capace di avviare ogni azione. Dietro di loro ci sono Garella e le sue parate coi piedi.

La serie A 1984/1985 è un torneo pieno di campioni. Oltre a Maradona, ci sono anche il campione d’Europa in carica Platini, Zico, Rummenigge e Socrates. E sarà proprio l’argentino il primo a saggiare tutta la concretezza della banda di Bagnoli. Nella prima giornata il Verona rovina l’esordio del Pibe de Oro imponendosi al Bentegodi per tre a uno sul Napoli. È il 16 settembre 1984. Il primo passo. La prima sconfitta stagionale arriva solo all’ultima giornata del girone d’andata. Gli ragazzi di Bagnoli la subiscono ad Avellino ma è ininfluente ai fini della classifica. Il Verona è campione d’inverno. Ha subito appena sei reti e ha due punti di vantaggio sull’Inter.

Ogni annata ha il proprio punto di svolta. Per il Verona questo arriva tra il 10 e il 17 febbraio. A Udine il terreno è fangoso e pesante. I gialloblu sono sopra di tre reti e la sfida pare in totale controllo. All’improvviso qualcosa si rompe. Edinho, Carnevale e Mauro – con il contributo di un Garella in giornata no – riportano il punteggio in parità. L’inerzia è dalla parte dei friulani e manca ancora mezz’ora alla fine della partita. È però nel momento più delicato che viene fuori la maturità e la voglia di vincere della squadra di Bagnoli. Nel giro di due minuti Elkjaer e Briegel riportano i gialloblu avanti di due reti. Il Verona vince 5-3. Sette giorni dopo, al Bentegodi, arriva l’Inter seconda in classifica. La mattina della partita sei giocatori hanno la febbre. Tra questi c’è anche Briegel. Sarà proprio lui a pareggiare la rete di Altobelli. Al fischio finale parlare di “scudetto” non è più un’utopia.

L’uno a uno in casa della Juventus anticipa le tre vittorie consecutive contro Roma, Fiorentina e Cremonese. È lo scatto decisivo. La seconda sconfitta stagionale, in casa, contro il Torino riporta le inseguitrici a meno quattro. Adesso il Verona deve stringere i denti. La pressione comincia a salire. Il gioco rapido e verticale diventa sempre più macchinoso. Il successo contro la Lazio e il pareggio interno con il Como consegnano il primo match point. Il 12 maggio 1985 si gioca Atalanta-Verona, penultima giornata. Agli scaligeri basta un punto. Al sesto minuto della ripresa Elkjaer batte il portiere Piotti. È la rete che cuce il tricolore sulle maglie gialloblu. Il miracolo si è compiuto. Quindici anni dopo la vittoria del Cagliari di Gigi Riva, una provinciale è stata capace di mettere in fila le grandi del calcio italiano. Sarà anche l’ultima.

Twitter: @giacomocorsetti

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