Il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando lo dice senza giri di parole: “Nelle prossime settimane vivremo una serie di attacchi al governo finalizzati alla sua caduta, ispirati anche da centri economici e dell’informazione, non tanto per correggere come è lecito l’attività di governo ma per rivedere il patto di governo e a riorganizzare la maggioranza“. Il motivo di questa trama? Gestire i soldi dell’emergenza. Tanti soldi: “La manovra da 55 miliardi dopo averne fatta una da oltre 24, in uno stato di ordinaria amministrazione ce la saremmo sognata – ha spiegato l’ex Guardasigilli – Questo ha una serie di implicazioni”. E da qui l’avviso ai naviganti: a breve l’esecutivo sarà sotto attacco. Le parole del vicesegretario sono arrivate durante un evento virtuale (Milano – Italia. Scriviamo un nuovo futuro, promosso dal Pd Milano Metropolitana e trasmesso in diretta sulla piattaforma del partito), ma offrono una chiave di lettura reale e meno nebulosa degli accadimenti delle ultime settimane.

Il riferimento di Orlando va di certo agli attacchi politici arrivati dal centrodestra, da Salvini e Meloni in primis. Per mercoledì prossimo, ad esempio, è fissata a Palazzo Madama la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Ma è evidente che il vice di Zingaretti si riferisca anche agli attacchi dell’opposizione interna al governo, con Matteo Renzi che in più occasioni ha cercato di mettere il bastone tra le ruote a Conte, approfittando dell’informativa del premier al Senato una decina di giorni fa per lanciare una sorta di ultimatum. Concetto ribadito anche 48 ore fa, alla vigilia dell’approvazione del Decreto Rilancio: “Nelle prossime ore, capiremo dal Presidente del Consiglio se, sui punti che abbiamo posto, possiamo camminare insieme” ha detto l’ex Rottamatore, agitando ancora una volta lo spettro della mancata fiducia al governo che ha contribuito a far nascere, come successo con la minaccia di dimissioni da parte del ministro renziano Bellanova per la questione della regolarizzazione dei braccianti agricoli. Il tutto con le ipotesi di governi tecnici, governissimi o di salute nazionale (con Mario Draghi premier) che continuano a popolare i retroscena dei più importanti quotidiani nazionali.

Da questo contesto è nata la presa di posizione di Andrea Orlando: “Dobbiamo saperlo – ha detto all’evento del Pd milanese – gestire quei flussi finanziari fa gola a molti, e alcuni si prestano anche a operazioni politiche che vanno in questo senso. Ci parleranno della capacità comunicativa di Conte o dell’errore di questo o quel ministro – ha sottolineato il dirigente dem – ma all’ordine del giorno c’è un altro tema, provare a vedere se si costruisce un’altra formula politica”. Da parte sua Orlando ha ribadito “che questa eventualità non ci sia e vada respinta con molta nettezza”. Stesse, identiche parole pronunciate dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti: “Se cade il governo si vota, non c’è altra maggioranza possibile“.

Tornando all’evento milanese del Pd, va sottolineato anche un altro aspetto di quanto detto da Andrea Orlando, che ha fatto riferimento anche a “centri economici e dell’informazione“. Il deputato dem non ha fatto nomi né fornito dettagli. Nel prosieguo di giornata, tuttavia, ha pubblicato un tweet che ha toccato un altro tema, apparentemente avulso da questioni squisitamente politiche o editoriali: quello dei 6 miliardi di prestiti con garanzie statali chiesti da Fca. “Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa – ha spiegato Orlando – Un’impresa che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato”. Anche in questo caso non ci sono nomi, ma è evidente il riferimento all’ex Fiat della famiglia Agnelli, che ha la sede legale ad Amsterdam e il domicilio fiscale a Londra. Non solo. Gli Agnelli da neanche un mese sono diventati proprietari di Repubblica, La Stampa, l’Espresso e degli altri giornali e mezzi di comunicazioni del gruppo Gedi, acquistati direttamente dai figli dell’ingegner Carlo De Benedetti.

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