Dopo la pandemia, concordano gli esperti, saranno necessari molti cambiamenti: nel nostro modo di spostarci, di lavorare, di incontrarci. Secondo il gruppo “Eroi Fiscali” però, un cambiamento è particolarmente urgente: smettere di usare i contanti. In una petizione lanciata su Change.org (qui il link) e indirizzata al Parlamento, chiedono di completare la transizione dal denaro contante a quello elettronico.
Tra i primi firmatari della petizione ci sono: il magistrato Alfonso Sabella, il deputato di Leu Nicola Fratoianni e l’ex parlamentare e vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti. La petizione è stata sottoscritta anche da Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it, che ha lanciato un appello per sostenere la campagna dal suo programma quotidiano “Sono le venti” (Nove).
Tra i primi sostenitori: Arrigo Roveda; Emanuele Cavallaro; Pierluigi Saccardi; Agostino Megale; Sonia Alvisi; Anna Cossetta; Alessandro Garassini e Eliano Omar Lodesani.
I soldi, è la tesi della petizione, sono spesso sporchi: in senso letterale, perché secondo l’università di Oxford, su ogni banconota si trovano circa 26mila batteri di almeno 3000 diverse specie. Ma soprattutto in senso metaforico. “I soldi possono essere anche molto sporchi dentro: di droga, di sangue, di estorsioni e disonestà. Sono quelli che le mafie devono riciclare, sono quelli di ladri, truffatori, rapinatori”. Frutto di corruzione, riciclaggio, evasione fiscale. “Parliamo di oltre centodieci miliardi di euro all’anno, quasi duemila euro sottratti ad ogni Italiano”.
Di conseguenza, sostengono, con una “scelta relativamente semplice” come quella dei pagamenti elettronici è possibile “aggredire e risolvere buona parte degli strumenti per poter così redistribuire più equamente la ricchezza“. Ormai “i nuovi sistemi contactless e l’uso dello smartphone come strumento di pagamento rendono possibile evitare qualsiasi contatto fisico” e rendono i pagamenti molto semplici anche per chi non è avvezzo all’uso della tecnologia. Tra i vantaggi la petizione menziona la sicurezza rispetto al contante (riducendo il rischio di furti e rapine) e il fatto che si potrebbero “mettere in circolo grandi liquidità nascoste“. Un’iniezione di denaro nell’economia. “La prima banconota italiana è del 1746 e oggi – concludono – possiamo diventare, orgogliosamente, il primo grande Paese senza soldi sporchi“.
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