Ombrelloni distanziati di almeno quattro metri e mezzo, niente snack ai chioschi del bar se non si potrà garantire il distanziamento tra i tavoli, prenotazione obbligatorie e regole stringenti anche sulle spiagge libere. Ecco alcune delle misure su cui si sta discutendo in queste ore e inserite, come riportano i quotidiani nel testo di Inail e Istituto superiore di sanità, al vaglio del Comitato tecnico scientifico. Un testo che, stabilite le regole base, affida un ruolo importante alle amministrazioni locali, che dovranno gestire diversi aspetti legati all’estate 2020: dalle modalità di prenotazioni e accesso alle spiagge libere fino ai controlli. Ad oggi sono consentiti solo spostamenti all’interno della stessa regione, ma per capire se si potranno raggiungere mete diverse e più lontane bisognerà monitorare l’andamento della curva epidemica delle prossime settimane. Strategica, a questo scopo, potrebbe essere la diffusione dei test sierologici. Entro il fine settimane il governo dovrà trovare una quadra con i gestori degli stabilimenti balneari che, già nei giorni scorsi, avevano manifestato non poche perplessità. Anche perché non tutti i territori sono uguali e le pur necessarie misure sul distanziamento sociale rischiano di non far quadrare i conti.

LA POSIZIONE DI FEDERBALNEARI – “Insostenibili” per la Federbalneari Italia, invece, le linee guide di Inail e Iss “perché non tenendo in alcun modo conto delle differenze territoriali, imprenditoriali e ambientali che contraddistinguono il settore turistico balneare italiano, sono misure calate dall’alto senza alcuna aderenza alla realtà”. Questa la posizione espressa durante l’audizione in commissione Industria al Senato sulle iniziative di sostegno ai comparti dell’industria da Federbalneari Italia, che chiede “misure economiche straordinarie a sostegno del comparto balneare, la certezza dell’estensione delle concessioni al 2033 come previsto dalla Legge 145/2018 e una moratoria almeno fino al 2033 per il mantenimento delle strutture funzionali all’attività degli stabilimenti balneari”.

LO SPAZIO TRA GLI OMBRELLONI E GLI STABILIMENTI – Il primo scoglio da superare è quello della distanza tra ombrelloni. Secondo il documento che sarà discusso, gli ombrelloni dovranno essere distanti 4,5 metri gli uni dagli altri, mentre tra le file è prevista una distanza di 5 metri. Lettini, sdraio e sedie dovranno essere posizionati ad almeno 2 metri dall’ombrellone più vicino, mantenendo così il distanziamento sociale che bisogna rispettare anche al di fuori della spiaggia, così come in acqua. In questo modo si creerà un ‘effetto isola’ che dovrebbe consentire agli stabilimenti di non dover installare separatori di plexiglass o recinti di vario genere. Vietato utilizzare lettini e sdraio che non siano rigorosamente assegnati al proprio ombrellone, ’prendendoli in prestino’ dal vicino, mentre gli asciugamani non potranno essere stesi sulla sabbia né per prendere il sole, né per altre attività. Perplessi i balneari. “Secondo noi distanze fino a cinque metri tra un ombrellone e l’altro sono inapplicabili in gran parte dei territori italiani – spiega Mauro Della Valle, vicepresidente nazionale di Federbalneari e responsabile per il Salento – perché non tutti hanno le spiagge di Rimini, Riccione o Forte dei Marmi. Anzi, gran parte della costa del nostro Paese è soggetta al fenomeno dell’erosione”. Nel nostro Paese si passa da strutture con 40mila metri quadri di superficie a disposizione a strutture con 500 metri quadrati. Il rischio è quello di non far quadrare i conti e, in alcuni casi, di rimetterci. “Ricordiamo – continua Della Valle – che la distanza da mantenere è tra persone e non tra gli oggetti. Crediamo che si possa arrivare a 3 metri tra ombrelloni e 3,5 o anche 4 tra file”. Il Centro Studi di Federbalneare ha stimato che le imprese si troveranno ad affrontare un costo per l’adeguamento alle misure di salute pubblica anti Covid 19 di circa 400 milioni di euro per la prossima stagione. Federbalneari ha già inviato al Governo alcune proposte economiche.

LE PRENOTAZIONI – Per quanto riguarda le prenotazioni degli stabilimenti, per evitare assembramenti agli ingressi, saranno privilegiati gli abbonamenti o le prenotazioni fatte in rete o telefonicamente, per facilitare l’individuazione dei contatti di eventuali contagiati. E se un famiglia si ferma per più giorni, dovrebbe esserle assegnato sempre lo stesso ombrellone. Preferibile il pagamento non in contanti. Una volta arrivati in spiaggia, accompagnati dal personale, bisognerà rispettare il posto assegnato, ma i gestori avranno l’ultima parola sulla gestione delle prenotazioni e, per accontentare tutti i clienti, potranno decidere se consentire la permanenza per tutto il giorno o prevedere un doppio turno. Saranno probabilmente gli enti locali, sempre insieme ai gestori, a definire le modalità di prenotazione o altri sistemi per evitare gli assembramenti, dai braccialetti alle app di cui si è molto discusso nelle ultime settimane. “Siamo a favore della sicurezza, ma contro qualsiasi posizione di prepotenza che entri nella gestione imprenditoriale degli stabilimenti, imponendo strumenti quali braccialetti elettronici, telecomandi a distanza per gli ombrelloni o contapersone all’ingresso” spiega Mauro Della Valle. Federbalneari chiede che si applicato il principio di deroga alle Regioni e ai Comuni nell’identificazione delle linee guida.

DISPOSITIVI E MISURE DI SICUREZZA – Intanto, però, le regole base sui dispositivi di sicurezza ci sono già. Negli stabilimenti andrà indossata la mascherina, fino a quando non si raggiunge il proprio ombrellone. Lì dove non ci sono fontane per lavarsi le mani, saranno installati un po’ ovunque i dispenser con disinfettante. Restano vietati gli assembramenti e bisognerà mantenere le distanze sull’arenile e presso i chioschi degli stabilimenti. Docce, spogliatoi e cabine dovranno essere sanificati continuamente, dopo l’uscita e prima dell’ingresso di ogni cliente. Stessa regola per sedie, sdraio e lettini e per eventuali attrezzature utilizzate.

PUNTI RISTORO E ATTIVITÀ – Per ristoranti e bar sulla spiaggia sono previste le stesse regole degli altri locali pubblici. Se i titolari saranno in grado di garantire il distanziamento tra i tavoli, allora potranno far sedere i propri clienti, altrimenti sarà consentito solo acquistare cibo o bevande, per poi consumarle sotto l’ombrellone. Anche presso i chioschi, dovrà essere garantita una pulizia costante. Vietate, invece, attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo. Le piscine degli stabilimenti resteranno chiuse, mentre dovrà essere previsto un servizio di vigilanza ad hoc per garantire il rispetto del distanziamento da parte dei bambini. In casi di emergenza, per i bagnanti i soccorritori dovranno seguire procedure alternative alla respirazione bocca a bocca.

LE SPIAGGE LIBERE – Per Della Valle, la gestione delle spiagge libere spetta “senza dubbio ai sindaci, che sono concessionari demaniali a tutti gli effetti”. “Utilizzassero la tassa di soggiorno per dotare gli arenili di dispositivi di sicurezza – aggiunge – servizio di salvataggio, passerelle. Noi siamo a disposizione come supporto, per la formazione, ma quest’estate non possiamo occuparci anche della gestione delle spiagge libere”. In effetti si va in questa direzione. Le spiagge libere saranno aperte i bagnanti e dovrebbero essere gli enti locali a stabilire modalità di ingresso e fruizione, ma anche in questo caso utilizzando app o altri strumenti. Nei punti di accesso saranno posizionati cartelli che indicano i comportamenti da tenere. L’idea è quella di mappare gli spazi disponibili e tracciare il perimetro di ogni ombrellone con sedie e sdraio, fatta salva la distanza già prevista tra gli ombrelloni degli stabilimenti. In questo caso si prevedono degli strumenti per rendere ancora più chiara la delimitazione di ciascuno spazio come, ad esempio, il posizionamento di nastri, soluzione considerata meno invasiva e più praticabile rispetto alla separazione con i plexiglass.

A seconda dei territori e delle esigenze, si potranno chiedere prenotazioni e definire turnazioni orarie. Dal divieto di assembramenti alla pulizia, valgono le stesse regole degli stabilimenti. La proposta è quella di far gestire le spiagge libere a enti locali e associazioni di volontariato, mentre i controlli dovrebbero essere affidati alla polizia locale, anche se in alcune regioni è già previsto l’utilizzo di droni. In Liguria, ad esempio, per gestire gli accessi alle spiagge libere la Regione sta valutando tre ipotesi: “La presenza di steward, l’affidamento a cooperative di giovani garantendo la fruizione a un costo di 50 centesimi per contribuire alle spese di controllo, e, infine, alcuni Comuni potrebbero decidere di lasciarle totalmente pubbliche e controllarle con i vigili urbani” ha spiegato a Radio Capital il presidente della Regione Giovanni Toti, ribadendo che non è ancora stata presa una decisione definitiva.

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