I lavori di Autostrade per la costruzione della Variante di valico provocarono la riattivazione di una frana che lesionò le abitazioni di Ripoli, frazione di Benedetto Val di Sambro, nel Bolognese. Non solo, perché la società controllata dalla holding della famiglia Benetton decise di posizionare le gallerie in quel punto nonostante una relazione avesse già avvisato del possibile problema legato ai lavori di scavo. E quando ormai l’opera era in costruzione e ci furono i primi segnali, Autostrade proseguì comunque e non cambiò il progetto per evitare extra-costi.

Per questo il Tribunale civile di Bologna ha condannato la concessionaria a risarcire con 1,5 milioni di euro undici residenti di Ripoli. Secondo il giudice Pietro Iovino, gli scavi di una delle gallerie della Variante di valico, il tracciato alternativo dell’A1 tra Bologna e Firenze, inaugurato nel 2015 alla presenza dell’allora premier Matteo Renzi, hanno riattivato una frana che ha provocato danni alle abitazioni dei residenti che hanno proprietà sopra il tunnel.

I lavori iniziarono tra maggio e ottobre 2008, mentre i residenti di Ripoli Santa Maria Maddalena cominciarono a lamentare danni nell’autunno 2010. Una vicenda – che ha ispirato anche un film, Storie sospese, presentato al Festival di Venezia – alla quale Ilfattoquotidiano.it ha dedicato numerosi articoli e reportage fin dal 2012. Negli anni scorsi la procura aprì anche un’inchiesta penale per disastro colposo, rimasta sempre contro ignoti, e conclusa con l’archiviazione nel 2016.

I residenti, 11 proprietari di sei proprietà, hanno citato civilmente Autostrade, chiedendo i danni, e non accettando le offerte risarcitorie, ritenendole incongrue. Secondo il giudice sussiste il nesso causale tra i lavori e le frane. Citando la consulenza tecnica d’ufficio, la sentenza ricorda infatti come questa ha affermato che il rapporto “di causa-effetto fra le lavorazioni per lo scavo delle gallerie e l’intensificazione dei movimenti franosi fino ad allora quiescenti è non solo coerente con le peculiarità geomorfologiche del sito nel quale si inseriscono le lavorazioni, ma anche comprovato dalla stringente correlazione temporale fra l’evoluzione delle distorsioni dei fabbricati e dei movimenti del versante e dei fabbricati stessi”.

È “un importante riconoscimento della responsabilità per colpa”, commentano gli avvocati Filomena Fasciano e Marco Fina, che hanno assistito i residenti. Importante, per i legali, “è anche il riconoscimento non solo dei danni per le lesioni agli immobili, ma anche la perdita del valore commerciale degli stessi, valutata nel 49%”.

Il profilo colposo è nella scelta di Autostrade “in sede di approvazione del progetto definitivo dell’opera (in conformità al quale veniva successivamente elaborato dalle società appaltatrici il progetto esecutivo) di collocare il tracciato della galleria all’interno di un’area caratterizzata dalla presenza di frane in stato quiescente, ma delle quali era stata prevista, nell’ambito della ‘Relazione geomeccanica’ “la possibilità di riattivazione quale conseguenza dell’esecuzione dei lavori di scavo”. Ha poi un’ulteriore profilo di colpa la scelta “dettata da evidenti ragioni di contenimento dei costi, di proseguire i lavori secondo il tracciato originario, pur a fronte dei primi segnali di riattivazione delle frane”.

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