Secondo la struttura sono 85 i positivi al coronavirus, tra anziani e dipendenti, e quattro i decessi. Per la Asl, invece, i casi sono 138 con 5 vittime e un cordone sanitario dell’esercito a presidiare la zona. E adesso sul caso ci sono anche i carabinieri dei Nas, su delega del procuratore aggiunto a Roma, Nunzia D’Elia. Sta deflagrando sul fronte giudiziario la vicenda della Rsa San Raffaele di Rocca di Papa, in provincia di Roma, dove la gran parte degli ospiti ha contratto il Sars-Cov-2. Non solo per le misure di prevenzione che, secondo la Asl Roma 6, “non risultano efficaci” non essendo “state rispettate le disposizioni impartite sin dal febbraio scorso”. La Regione Lazio, nel pomeriggio di giovedì, ha diffuso una nota dove sostiene che il direttore sanitario, Gianni Rocchi, “risulta sprovvisto di specializzazione” e dunque senza il necessario titolo per svolgere il delicato ruolo di responsabilità medica all’interno della Rsa. “Sono state avviate le procedure previste dalla norma che prevedono, in caso di inadempienza, la sospensione dell’autorizzazione”, spiega un comunicato dell’unità di crisi Covid-19, che risponde all’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.

I primi sintomi il 3 aprile, poi l’emergenza dal 9 aprile – La struttura finita nell’occhio del ciclone è di proprietà di Tosinvest Spa che fa capo al deputato di Forza Italia, Antonio Angelucci, editore anche dei quotidiani Libero e Il Tempo e di un buon numero di giornali locali dell’Italia centrale. Del gruppo San Raffaele fanno parte diverse strutture per anziani del centro sud. Fra queste quelle di Cassino (Frosinone), Sulmona (L’Aquila) e Troia (Foggia), dove – stando alle cronache locali – dall’inizio dell’emergenza si sarebbero registrati in totale altri 80 casi.

Dalla ricostruzione fornita dalla Rsa emerge che i primi sintomi sono comparsi in un paziente del reparto di lungodegenza venerdì 3 aprile. Il giorno successivo, il 4 aprile, su indicazione della Asl, la direzione ha inviato il tampone al laboratorio analisi del Campus Biomedico e il 5 aprile è stato trasmesso alla casa di cura l’esito positivo del tampone. “Dal 6 aprile – si legge nel report – secondo procedure nazionali e regionali, sono stati effettuati ulteriori tamponi ai pazienti e agli operatori che hanno avuto contatto diretto con la persona già trasferita”. Ma a quel punto, sostiene la Rsa, “solo dopo tre giorni sono stati comunicati dalla Asl Roma 6 gli esiti, anch’essi positivi”. I controlli a tappeto che ne sono seguiti, all’interno dell’indagine epidemiologica avviata dalla Regione Lazio, hanno portato allo scenario attuale.

Il San Raffaele: “Chiesti tamponi il 31 marzo”. La Regione li paga 70 euro l’uno – La Regione parla chiaramente di mancato rispetto delle procedure. Il gruppo si oppone producendo una lettera del 31 marzo, emessa dalla clinica San Raffaele Pisana, dove si informa l’assessore D’Amato che la struttura si è dotata del laboratorio idoneo per effettuare i tamponi e “individuare i soggetti asintomatici” e ne chiede la validazione. Ma fonti della Regione Lazio spiegano che “ai nostri uffici non risulta essere arrivato nulla”. Comunque, l’8 aprile la direzione regionale Salute protocolla una circolare urgente indirizzata ai direttori generali delle Asl dove si ricorda che “non sono autorizzate all’esecuzione dei tamponi nasofaringei e/o orofaringei per la diagnosi di laboratorio del virus Sars Cov-2” le strutture sanitarie “non ricomprese nella rete CoroNet”, prestazioni “per le quali il sistema sanitario regionale riconosce una tariffa pari a 69,88 euro” l’uno. Nella stessa comunicazione, la Regione fissa anche le tariffe per i rimborsi dei test sierologici: 20 euro per quello rapido e 45 euro per quello venoso. La Lega si schiera dalla parte del San Raffaele: “Più si va avanti e più appare evidente l’arroganza di D’Amato e Zingaretti”, afferma la parlamentare europea del Carroccio, Simona Baldassarre.

Il caso del direttore sanitario senza titoli – La vicenda parallela riguarda Gianni Rocchi. Il direttore sanitario del San Raffaele di Rocca di Papa, secondo la Regione Lazio, non avrebbe i titoli per ricoprire quel ruolo. “La diffida è stata anche notificata all’Ordine dei Medici di Roma e inviata ai Carabinieri dei Nas”, sottolinea la nota dell’unità di crisi. Rocchi è stato prontamente sostituito da Domenico Damiano Tassone.

Ma non è finita qui. Dai documenti in possesso de Ilfattoquotidiano.it emerge che nel 2015 Rocchi era stato validato dalla Asl Roma 5 come direttore sanitario della clinica Villa Luana di Tivoli. Il provvedimento era stato firmato dal governatore Nicola Zingaretti in persona. Successivamente, aveva ricoperto lo stesso incarico presso la casa di cura Villa Fulvia di Roma. Intanto, il gruppo San Raffaele ha chiesto formalmente alla Regione Lazio di trasformare la Rsa di Rocca di Papa in “centro Covid”. Abbiamo provato a contattare al cellulare il dottor Gianni Rocchi, senza ricevere risposta.

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