Barbecue, risate e un’allegra partita di pallone come in una Pasquetta qualsiasi. Il tutto in uno scenario che, soprattutto dopo le rivolte delle scorse settimane, imporrebbe ancora più cautela: il carcere di Sollicciano a Firenze, l’istituto più grande della Toscana. I protagonisti della vicenda sono quaranta agenti della polizia penitenziaria che, in barba alle norme sanitarie e al divieto di assembramenti, a Pasquetta hanno organizzato una grigliata nel cortile del carcere. La notizia, con tanto di foto, è stata riportata da La Nazione: il direttore dell’istituto Fabio Prestopino si è detto “all’oscuro di tutto” e ha fatto partire un’inchiesta interna per individuare i responsabili della vicenda. Mercoledì mattina sia Prestopino che il capo della polizia penitenziaria sono stati convocati dal provveditore regionale e, a quanto risulta al fattoquotidiano.it, non è escluso che nelle prossime ore possa saltare qualche testa.

La grigliata in carcere – La grigliata è stata organizzata nel cortile del carcere di Sollicciano, dove a metà marzo c’era stata una rivolta dopo che i detenuti erano venuti a sapere di un caso positivo tra gli agenti. In quel caso, come in altri istituti italiani, avevano bruciato diversi materassi e altro materiale provocando la fuoriuscita di fumo. Lunedì, con la situazione è tornata sotto controllo, i quaranta agenti della polizia penitenziaria hanno organizzato una grigliata proprio nel cortile del carcere. Erano presenti anche le famiglie e, secondo qualcuno, anche dei bambini (“Non mi risulta” smentisce Prestopino) e oltre alla brace gli agenti hanno organizzato una partita di calcetto con tanto di “porte” ed esultanze. Il perimetro del carcere inoltre era continuamente controllato da una volante della polizia a bordo della quale c’erano due agenti in divisa. Ad accorgersi di tutto è stato un dirigente della casa circondariale Gozzini – a poche decine di metri da Sollicciano – che ha avvertito Prestopino. Il direttore poi ha telefonato all’istituto per chiedere notizie ma gli sarebbe stato detto che era “tutto a posto”. E invece no, tant’è che il provveditore regionale sta pensando di prendere provvedimenti.

La difesa del sindacato: “Vivono in caserma” – Se tutti parlano di “leggerezza”, chi conosce la situazione di Sollicciano mette l’accento sulle condizioni in cui vivono gli agenti: “Gli agenti hanno commesso una leggerezza, non possiamo giustificare – dice il segretario Uil Penitenziari, Eleuterio Grieco – ma è opportuno dire che tutti loro vivono già tutti assieme nella stessa caserma in stanze da due o tre, dove le distanze di sicurezza non ci sono”. Stessa opinione del cappellano di Sollicciano, don Vincenzo Russo: “Gli agenti dovrebbero essere attenti a non commettere leggerezze, ma come sappiamo bene tutti loro vivono nella stessa casa, ovvero la caserma, dove vivono, lavorano a ritmi serrati e dormono in stanze fino a quattro persone e dove le distanze di sicurezza sono difficili da essere rispettate visto che la casa è la stessa”. Negli ultimi giorni era uscita la notizia di un possibile caso positivo tra gli infermieri del carcere, che però non è stata ancora confermata.

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