Un taglio di circa 10 milioni di barili di petrolio al giorno per i prossimi due mesi per cercare di stabilizzare un mercato affossato dal coronavirus. E’ l’accordo raggiunto giovedì notte dai principali produttori ad eccezione del Messico, con l’obiettivo di sostenere i prezzi che da inizio anno sono calati del 50% tornando sui minimi di 18 anni fa. L’intesa però non è considerata sufficiente per arginare la discesa delle quotazioni, che stanno continuando a calare. Secondo il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia, Fatih Birol, si tratta solo di “un buon inizio” ed occorre “fare di più”.

“Il Covid-19 è una bestia invisibile che sta travolgendo tutto sulla sua strada”, ha detto il Segretario Generale dell’Opec, Mohammed Barkindo, durante la riunione dell’Opec+. “I fondamentali della domanda e dell’offerta” nel mercato petrolifero “sono terribili”, ha aggiunto, spiegando che il calo della domanda nel secondo trimestre potrebbe aggirarsi “intorno ai 12 milioni di barili al giorno”. Ma secondo le stime di alcuni analisti la domanda di greggio sarebbe scesa addirittura di 35 milioni di barili al giorno a causa dei lockdown che hanno fermato molte economie mondiali.

L’accordo siglato dai membri dell’Opec e dell’Opec+ tra cui la Russia necessiterà del consenso del Messico – per ora contrario – per avere effetto. L’Arabia Saudita dovrebbe tagliare la sua produzione di quattro milioni di barili al giorno mentre la Russia di due. La produzione mondiale calerebbe a otto milioni di barili al giorno da luglio a dicembre.

Il Presidente Usa Donald Trump nei giorni scorsi ha fatto pressione perché l’Opec+ arrivasse a un’intesa, spiegando però che la produzione record degli Stati Uniti si ridurrà “automaticamente” in base alla domanda di mercato. Mosca chiede che Washington faccia di più.

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