Da Foggia a Torino, da Palermo a Perugia, da Reggio Calabria a Pescara, da Roma a Padova. Truffe e frodi su mascherine, gel e altri prodotti importanti, e ormai preziosi, per difendersi dall’epidemia di Sars Cov 2. Ma anche contrabbando e ricettazione di questi prodotti che quando non sono inefficaci e senza autorizzazione vengono dirottati su acquirenti invece di essere destinati a strutture ospedaliere come è accaduto in Piemonte dove le mascherine destinate all’ospedale di Varese erano state indirizzate verso una ditta privata di Settimo Torinese.

In campo i militari del Nucleo antisofisticazioni dei carabinieri e gli uomini della Finanza. Una serie di operazioni proprio nel giorno in cui le Fiamme gialle hanno arrestato l’imprenditore Antonello Ieffi per turbativa d’asta in una indagine della procura di Roma.

Le operazioni dei carabinieri – I carabinieri hanno sequestrati migliaia di mascherine e prodotti igienizzanti in tutta Italia negli ultimi giorni. In particolare 8.100 mascherine di varie categorie, dalle semplici antipolvere, a quelle chirurgiche fino ai dispositivi di protezione individuale (come FFP2), risultate irregolari, prive delle caratteristiche dichiarate da produttori e venditori e importate importazione con modalità non consentite. Bloccate 14.800 confezioni che avrebbero dovuto avere qualità antimicrobiche e disinfettanti inesistenti. Nelle diverse operazioni sono stati denunciati sei commercianti ed altri sedici sono stati sanzionati amministrativamente per complessivi 25mila euro.

A Perugia è stato denunciato un imprenditore ritenuto responsabile di frode in commercio per aver prodotto e messo in vendita mascherine facciali dichiarate come Dispositivi di Protezione Individuale, ma risultate prive dei requisiti necessari. L’azienda in realtà operava la produzione in deroga e il commercio di semplici mascherine protettive, senza poterne documentare l’idoneità alle funzioni di elevata protezione dagli agenti infettivi.

A Roma i militari dell’Arma, in una sartoria gestita da cittadini extracomunitari, hanno sequestrato 700 mascherine, dal valore complessivo di circa 4.000 euro, in fase di distribuzione nella filiera commerciale della capitale, prive della documentazione idonea alla commercializzazione.

A Pescara in un’azienda all’ingrosso sono state sequestrate 70 mascherine in vendita ad un prezzo superiore di circa il 400% rispetto a quello di fornitura. A Palermo, in una ditta importatrice sono state trovate 100 mascherine protettive DPI, accompagnate da certificato di conformità rilasciato da un produttore cinese diverso da quello che le ha materialmente realizzate.

Il Nas di Reggio Calabria ha sequestrato 1.140 confezioni di liquido igienizzante commercializzato in assenza della prescritta autorizzazione ministeriale. Il Nas di Padova, nello store di un fornitore di prodotti sanitari per farmacie, ha sequestrato 4.650 mascherine chirurgiche marcate CE, prima della registrazione quale dispositivo medico e senza le indicazioni previste dalla normativa di settore; 3.334 confezioni di gel igienizzante per le mani, senza registrazione e senza le indicazioni in italiano. Il Nas di Palermo, in due distinte officine di produzione di cosmetici, ha eseguito il sequestro di oltre mille litri di gel igienizzante e di sapone, in flaconi da 200 ml e in taniche da 4 litri, pronti per l’immissione in commercio, sebbene in assenza di notifica e registrazione.

I blitz della Finanza – I finanzieri del nucleo operativo metropolitano del I Gruppo Bari della Guardia di finanza hanno perquisito la sede di una srl a Cerignola (Foggia) e hanno sequestrato oltre 4mila confezioni di gel igienizzante per le mani commercializzato in modo fraudolento, “approfittando – scrive la procura – dell’attuale contesto emergenziale di natura sanitaria correlato alla diffusione del virus Covid-19”. I prodotti, immessi sul mercato, avrebbero fruttato circa 40mila euro. L’intervento fa seguito alle attività di perquisizione svolte lo scorso 9 marzo sempre dalle Fiamme gialle baresi in 22 Comuni (Acquaviva delle Fonti, Altamura, Andria, Bari, Bitonto, Capurso, Castellana Grotte, Conversano, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Locorotondo, Minervino Murge, Modugno, Mola di Bari, Monopoli, Noci, Palo del Colle, Polignano a Mare, Putignano, Ruvo di Puglia e Toritto), che hanno portato al sequestro di oltre 30mila prodotti (mascherine protettive, gel e salviette per le mani) per un valore commerciale di circa 220mila euro.

I militari hanno scoperto che alcune imprese, dei settori della produzione di cosmetici nonché del commercio all’ingrosso e al dettaglio, anche attraverso note piattaforme di e-commerce, di saponi, detersivi, profumi, erboristeria e ferramenta, offrivano gel e salviette igienizzanti per le mani presentandoli, con scritte e simboli ingannevoli sulle confezioni nonché con messaggi pubblicitari, come prodotti con azione disinfettante. Gli ulteriori accertamenti disposti dalla procura hanno consentito di individuare quale principale fornitore del gel ad azione sanificante sequestrato lo scorso 9 marzo, prodotto senza la prescritta autorizzazione, una ditta di Cerignola (Foggia) che si occupa di ‘fabbricazione di materiale medico’.

A Napoli sono state sequestrate oltre 5700 confezioni igienizzante per le mani e circa mille mascherine non a norma. I rappresentanti di due società, accusati di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, sono stati denunciati e ora rischiano due anni di reclusione e una multa fino a 20mila euro. Sulle confezioni del gel, infatti, erano stati fatti stampare simboli e scritte ingannevoli, del tipo “è in grado di eliminare fino al 99,9% di batteri, funghi e virus”. Gel e mascherine sono state individuate dalle Fiamme gialle del primo Nucleo Operativo Metropolitano rispettivamente a Brusciano (Napoli) e nei quartieri Chiaia e Arenella di Napoli, anche grazie alle segnalazioni al 117 e dopo approfondimenti eseguiti su piattaforme di e-commerce. Le mascherine venivano prodotte da due imprese di abbigliamento e antinfortunistica di Napoli, e vendute a farmacie di Foggia e del capoluogo partenopeo, senza le autorizzazioni dell’ISS.

A Torino è stato denunciato un imprenditore cinese per aver importato dalla Cina diversi container di mascherine, fornendo alla dogana false dichiarazioni per garantirsi uno ‘svincolo’ rapido delle merci e, soprattutto, di superare eventuali operazioni di requisizione. La Guardia di finanza, coordinata dalle procure di Torino e Ivrea, ha scoperto questa frode da un milione di euro e sequestrato 45mila mascherine. Contrabbando aggravato, falso in atto pubblico, ricettazione, frode in commercio i reati ipotizzati. In sede di importazione, erano stati indicati come destinazione, alcuni comuni della provincia di Cuneo, ma solo una modesta quantità di mascherine è effettivamente finita li. Altre 400mila mascherine sono state rivendute ad aziende e privati, tra cui un’impresa di Settimo Torinese. Qui le fiamme gialle hanno sequestrato oltre 25mila dispositivi dove sulle scatole era ben chiara l’indicazione di destinazione: Ospedale di Varese. Il titolare dell’azienda è stato denunciato per ricettazione. Il materiale sequestrato sarà destinato ai contesti emergenziali attualmente in crisi.

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