A due giorni dal lunghissimo consiglio dei ministri caratterizzato dal braccio di ferro sui poteri del Tesoro rispetto a Sace, controllata da Cassa depositi e prestiti, il decreto per facilitare l’accesso al credito è approdato nella notte in Gazzetta ufficiale. Le norme per l’accesso al credito con le garanzie dello Stato e quelle per consentire la continuità delle attività imprenditoriali con impatto sul codice d’impresa e sul diritto fallimentare sono contenute in due dei sei capitoli del decreto imprese che conferma in gran parte i contenuti anticipati dal governo, tra cui anche il golden power, le scadenze fiscali, la proroga dei termini processuali e altre disposizioni in materia di salute e lavoro.

Nel frattempo banche e imprese hanno iniziato a muoversi sulla base delle bozze per valutare la portata delle garanzie pubbliche, l’impatto sui tempi di approvazione dei fidi e i paletti previsti dal provvedimento. Già questa mattina l’Abi, ha subito diffuso una circolare firmata dal presidente Antonio Patuelli, dal direttore generale Giovanni Sabatini e dal vice direttore generale Gianfranco Torriero. Vengono illustrate “le principali disposizioni sulle quali Abi richiama la massima attenzione e l’immediato impegno attuativo degli associati, vista l’estrema necessità e urgenza di darne immediata applicazione da parte delle banche”.

Il cuore del decreto è come detto la concessione di garanzie dello Stato per far sì che le banche eroghino credito senza troppe remore alle imprese che, visto il lockdown, non hanno incassi ma devono ancora fronteggiare pagamenti certi. Il meccanismo dovrebbe smuovere, secondo le intenzioni del governo, 400 miliardi di euro di finanziamenti. Due i canali individuati: il Fondo di garanzia potenziato per le piccole e medie imprese fino a 499 dipendenti e i professionisti, la Sace per le aziende più grandi. Le garanzie della Sace non superano l’importo complessivo massimo di 200 miliardi di euro, di cui almeno 30 miliardi destinati a supporto delle Pmi, fermo restando che le Pmi devono aver prima esaurito la possibilità di ottenere coperture da parte del Fondo di garanzia ad hoc.

I paletti previsti dal decreto – Possono beneficiare delle garanzie della Sace tutte le imprese di qualsiasi dimensione. Il decreto prevede però alcune paletti che le imprese beneficiare devono rispettare. È escluso ad esempio chi già prima di fine febbraio aveva esposizioni deteriorate nei confronti di un istituto. Inoltre, non deve essere classificata nella categoria delle imprese in difficoltà. Da parte delle imprese, infine, sono previsti due impegni: non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nell’anno in corso e di passare sempre attraverso i sindacati per discutere i livelli occupazionali.

Per le pmi garanzia del 100% fino a 25mila euro – Solo le pmi e partite Iva però potranno ottenere prestiti garantiti al 100% dallo Stato, senza istruttoria da parte della banca. Per una cifra non superiore al 25% dei ricavi e comunque non superiore a 25mila euro, da restituire in sei anni più due di preammortamento. I prestiti tra 25mila e 800mila euro saranno invece assistiti da una garanzia al 90% statale e al 10% dei Confidi, ma è necessario che l’impresa abbia un fatturato inferiore a 3,2 milioni. La garanzia si fermerà invece al 90% per i prestiti fino a 5 milioni concessi a tutte le imprese con meno di 499 dipendenti, senza limiti di ricavi. Negli ultimi due casi l’istituto non farà una valutazione sull’andamento degli ultimi mesi, ma dovrà comunque istruire una normale pratica con tempi non brevissimi.

Per le imprese medio grandi dal 70 al 90% – Per le imprese medio grandi – oltre i 499 dipendenti – le garanzie arriveranno da un fondo gestito da Sace, partecipata di Cassa depositi e prestiti, e si applicheranno a prestiti fino al 25% del fatturato o al doppio dei costi sostenuti per il personale. Quelle con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto. La copertura scende all’80% oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi. Fatta la domanda, la banca effettuerà una normale valutazione sulla situazione dell’azienda. Per il rilascio della garanzia è prevista una procedura “semplificata” per le imprese con meno di 5mila dipendenti in Italia e con un ammontare del fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro. Per le imprese con fatturato e dipendenti superiori, spiega la circolare Abi, il rilascio della copertura è decisa con decreto del Mef sulla base dell’istruttoria Sace.

Il punto di caduta delle discussioni su chi gestirà le garanzie è stato infatti che la Sace resta nel gruppo Cdp ma risponderà della sua attività direttamente al ministero dell’Economia: la società specializzata nell’assicurazione delle imprese esportatrici dovrà consultare preventivamente il Tesoro sulle “decisioni aziendali rilevanti per un’efficace attuazione delle misure di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e di rilancio degli investimenti con particolare riferimento alle decisioni sull’assunzione degli impegni e al recupero dei crediti”. In cambio il ministero degli Esteri ha ottenuto 50 miliardi di nuove garanzie per l’export.

Il golden power – A difesa delle imprese italiane, infine, è stato deciso un rafforzamento dei poteri speciali per evitare che, con il calo dei titoli borsistici, le imprese italiane di settori strategici possano essere acquistate da gruppi stranieri a prezzi di saldo. E’ prevista un’estensione del golden power, che già esiste sui settori della difesa, telecomunicazioni ed energia, anche per alimentare, sanità, banche e assicurazioni. La norma inoltre sarà applicata anche alle operazioni all’interno della Ue.

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