Hanno denunciato la mancanza di dispositivi di sicurezza individuali (dpi), in particolare le mascherine con filtro Ffp2, per se stessi, ma soprattutto anche per i tanti operatori che giorno e notte prestavano loro assistenza a domicilio. Alessio e Gianluca Pellegrino sono due fratelli con grave disabilità motoria che vivono a Palermo da soli in casa, senza nessun familiare che li aiuti. Loro sono riusciti a ottenere ciò di cui avevano bisogno grazie alla donazione di una manager di Biella, che ha risposto all’appello lanciato da un amico milanese di Alessio e Gianluca. Ma non tutti possono contare sulla generosità, perciò chiedono aiuto alle istituzioni.

I fratelli Pellegrino sono famosi per le loro battaglie a difesa dei diritti delle persone non autosufficienti in Sicilia, sostenuti soprattutto da Pif e dal programma tv Le Iene, che con un servizio ha provocato persino le dimissioni di un assessore regionale. Per aiutarli a trovare rapidamente i dispositivi necessari a proteggerli dal coronavirus, è intervenuto un loro amico che da Milano, ha lanciato l’appello sui social. “La settimana scorsa, vista la situazione che stiamo vivendo tutti, ho voluto sentirli con una videochiamata insieme a un’altra amica, per assicurarci che andasse tutto bene e mi sono accorto che non avevano le mascherine” racconta a ilfattoquotidiano.it Nicola Atlante. Ha conosciuto i due fratelli nel 2006 e sono rimasti amici, tra vacanze insieme e telefonate. “Mi sono molto preoccupato e ho chiesto se avessero pensato ad una soluzione. Quando ho capito che la cosa non era semplice – aggiunge Nicola -mi sono immediatamente attivato, pubblicando uno stato su Facebook. E fortunatamente ha avuto le risposte che mi aspettavo”.

Cosi è scattata un’iniziativa di solidarietà a distanza di centinaia di chilometri, con diversi protagonisti: le mascherine, insieme ad altro materiale urgente, sono state consegnate martedì 17 marzo a casa dei fratelli Pellegrino. Due kit completi di mascherine Ffp2, copricapo, copri-camice e diverse mascherine chirurgiche, inviate da una 36enne di Biella, una manager nel settore dei servizi che aveva a sua disposizione i dispositivi di sicurezza, ma ha preferito regalarli e spedirli con il servizio ai due fratelli palermitani.”Materiale che fortuitamente avevo in casa per il bricolage”, spiega Francesca Difonzo, che materialmente ha provveduto alla spedizione. “Mia madre è un’operatrice socio sanitaria, impegnata, come tante altre in prima linea. Ho un compagno volontario e una sorella che è tecnico della sicurezza nei luoghi di lavoro: anche se non mi sono mai occupata di gestione dei rischi, abbiamo una discreta sensibilità sull’importanza dell’utilizzo dei dpi”. Ha confezionato i dispositivi, preparato il pacco e prenotato il ritiro a domicilio con corriere: spedizione espressa e senza spese a carico dei destinatari. “La consegna è stata effettuata davvero in tempi rapidi, considerato che c’era di mezzo il weekend e nonostante si sente dire che ci sono tante difficoltà con le spedizioni nazionali. Nei giorni precedenti – spiega Difonzo – avevamo fatto l’inventario dei dispositivi di protezione che avevamo in casa, pensando di usarli in caso di bisogno. La decisione di privarmene per metterli a disposizione di persone con problemi più urgenti, mettendo da parte le mie ansie e il mio interesse personale, è stata l’unica possibile”. Secondo Francesca, “una comunità, di fronte all’emergenza, dovrebbe agire come un organismo, concentrando le risorse sui soggetti più esposti, salvaguardandoli perché solo attraverso la tutela dei più deboli, la vicinanza con chi soffre, si esalta il vero valore di una società”.

Contattati dal fatto.it, Gianluca e Alessio ringraziano per l’aiuto ricevuto “in pochissimi giorni” e lanciano un appello: “Lo stato di salute di tutte le persone non autosufficienti e dei loro operatori deve essere garantito con estrema attenzione e immediatezza. Noi non avevamo a disposizione dpi né per noi né per i nostri assistenti e ogni giorno, senza queste protezioni fondamentali, in migliaia rischiano di essere contagiati: pensiamo alle persone con gravi disabilità, agli immunodepressi, agli operatori sociosanitari che sono asintomatici, perciò ‘portatori sani’ di Covid-19. Lo Stato deve intervenire subito mettendo a disposizione tutti i dispositivi necessari”. La situazione, dicono, è gravissima: “È ridicolo che una persona non autosufficiente in Sicilia per avere delle mascherine deve fare affidamento su un amico che vive a Milano e sulla gentilezza di altre persone particolarmente sensibili, invece di ricevere un sostegno dalle istituzioni dedicate a supportarci in situazioni estreme. Se non riceviamo un aiuto ora che siamo in emergenza, quando?”.

Nicola, l’ideatore dell’iniziativa, è nato in un piccolo paese della provincia di Bari e ci tiene infine ad evidenziare che “l’assistenza alle persone più deboli è un tema sempre attuale e, in questo momento, ancora più necessario. Bisogna fare tutto il possibile per evitare che i più deboli vengano a contatto con asintomatici e portatori del Covid- 19, cercando soluzioni adeguate e responsabili. Io cerco di fare tutto il possibile per chi ne ha bisogno: l’altruismo e la solidarietà fanno parte dell’educazione che ho ricevuto dalla mia famiglia e non smetterò mai di dire che oggi c’è bisogno di braccia forti per aiutare e un cuore grande“.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Rom, la vicenda di Costica insegna: tra quel mondo e l’esterno c’è un divario abissale

next
Articolo Successivo

Coronavirus, gli assistenti sociali aspettano regole nazionali. I più deboli ora sono anche più soli

next