“Questa è la crisi sanitaria che segna la nostra epoca”. Con queste parole, pronunciate nel corso del consueto briefing, il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un messaggio a tutti i Paesi che lottano per sconfiggere la pandemia che, oggi, è ufficialmente più diffusa, per numero di casi, al di fuori della Cina. Per vincere questa battaglia, che non sta uccidendo solo gli anziani, “ma anche giovani e bambini”, è necessario che il numero dei test aumenti perché, ha dichiarato Ghebreyesus, se ne fanno ancora pochi.

“La scorsa settimana abbiamo assistito a una rapida escalation di casi di Covid-19. Nel resto del mondo sono stati segnalati più casi e decessi che in Cina. Abbiamo assistito a una rapida escalation delle misure di distanziamento sociale, come la chiusura delle scuole e la cancellazione di eventi sportivi, ma non abbiamo visto un’escalation abbastanza urgente nei test, nell’isolamento e nel tracciamento dei contatti”, ha specificato il direttore. “Il nostro messaggio chiave è: test, test, test”, ha poi ribadito.

L’unico modo per frenare l’avanzata del virus, ha spiegato, è quello di evitare nuovi contagi, “rompere le catene della trasmissione”. E per farlo “è necessario testare e isolare. Non si può combattere un fuoco con gli occhi bendati. E non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi è infetto”. Un’azione che deve essere immediata perché “i prossimi giorni, settimane e mesi saranno un test per la nostra risolutezza e la nostra fiducia nella scienza – ha aggiunto – e un test per la solidarietà. Crisi come questa tirano fuori il meglio e il peggio dell’umanità”.

Se a spingere molte persone a non rispettare o sottovalutare la pandemia è stata anche l’informazione secondo la quale soprattutto gli anziani sono vittime del virus, dall’Oms tengono a far sapere che non è sempre così e che i più giovani non sono immuni da conseguenze anche gravi: “Questa è una malattia grave. Anche se le prove che abbiamo suggeriscono che gli over 60 sono a maggior rischio, sono morti anche giovani, compresi i bambini”. Nello specifico, ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico del programma per le emergenze dell’Oms, “quello che sappiamo sui bambini è che sono suscettibili all’infezione, seppure con percentuali inferiori agli adulti e generalmente tendono ad avere sintomi più blandi. Ma abbiamo visto anche dei casi di morte e quindi non possiamo dire in maniera universale che i sintomi siano sempre lievi. Per questo è importante proteggerli”.

Inoltre, dall’Organizzazione hanno anche voluto mettere in guardia chi ha contratto il virus ed è poi guarito e le persone che stanno loro vicine: “Le persone contagiate da Covid19 possono infettare gli altri dopo che non si sentono più male, quindi le misure di protezione dovrebbero continuare per almeno due settimane dopo la scomparsa dei sintomi”, ha continuato Ghebreyesus.

Poi ha lanciato un appello alla popolazione mondiale, dicendo di essere “rimasto toccato dai video delle persone che applaudono gli operatori sanitari dai balconi o dalle storie di chi si offre di fare la spesa per gli anziani. Questo spirito straordinario di solidarietà deve diventare ancora più contagioso del virus”.

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