Più di 2mila tedeschi sono stati contagiati dal coronavirus. Fino a ieri però la sensazione era che Angela Merkel e il suo governo non stessero prendendo troppo sul serio la situazione. “Nessuna apparizione, nessun discorso, nessuna leadership nella crisi”, accusava in prima pagina la Bild, il tabloid più letto in Germania. Poi la cancelliera ha parlato, dicendo che si aspetta che “il 60-70% della popolazione possa essere contagiata”. La dimostrazione che Berlino sta affrontando seriamente la situazione. Per ora però dal governo federale sono arrivate solo raccomandazioni: qual è quindi la strategia tedesca e perché la Germania non sta mettendo in campo misure draconiane?

I posti letto – La prima risposta è che il sistema sanitario tedesco, a fronte di poco più di 80 milioni di abitanti, può contare su 28mila posti letto in terapia intensiva, di cui 25mila con respirazione artificiale. L’Italia ne ha circa 5mila. Il governo e il Robert-Koch-Institut, l’ente tedesco per le malattie infettive, ritengono quindi che gli ospedali siano pronti a reggere l’urto di un contagio. Il virologo Christian Drosten del Charité University hospital di Berlino sostiene inoltre che le autorità sanitarie locali dei 16 Stati federali abbiano eseguito fin da inizio gennaio una serie di tamponi mirati (le cifre però non sono disponibili), che ha consentito di limitare il contagio. Anche se le preoccupazioni crescono man mano che aumenta il numero dei positivi ed è già previsto un importante stanziamento di risorse per il sistema sanitario.

Il sistema federale – Un’altra ragione per cui da Berlino non arrivano decisione drastiche è il federalismo tedesco, che in questo può diventare un ostacolo. La costituzione garantisce infatti ai 16 Stati, alle 294 contee e alle 107 città una grande autonomia, anche in campo sanitario e anche in caso di emergenza. Lo ha sottolineato più volte il ministro federale della sanità, Jens Spahn. Le decisioni vengono prese localmente e anche per questo si procede a macchia di leopardo. Nel Brandeburgo, ad esempio, un intero comune è stato messo in quarantena: ci sono 5mila cittadini isolati. La città di Halle, in Sachsen-Anhalt, ha chiuso tutte le scuole di ogni ordine e grado fino al 27 marzo. Si tratta però della prima città, che ha deciso di ricorrere a questo provvedimento. Anche la scuola in Germania è di competenza regionale.

La sottovalutazione – Va anche ricordato però che lo stesso ministro Spahn ha chiarito che non si ritiene opportuno chiudere tutte le scuole del paese, perché questo comporterebbe il blocco dei servizi essenziali. In questo senso, da Merkel e dai suoi ministri sono arrivate solo delle raccomandazioni: la cancelliera ha chiesto ai cittadini “di età superiore ai 65 anni” di prestare particolare attenzione e ha rivolto a tutti un semplice appello a limitare i contatti sociali, viaggiare di meno o evitare eventi culturali. Il governo ha anche chiesto che venissero annullate tutte le manifestazioni con almeno mille partecipanti. Ora qualcuno anche in Germania lo ritiene troppo poco. La stampa spinge per la sospensione della Bundesliga. E il sindaco di Berlino, Michael Müller, ha dichiarato alla Zdf che “avrebbe dovuto decidere più velocemente di cancellare davvero tutto“. Nella capitale ora si sta valutando anche la possibilità di limitare il traffico ferroviario e anche le altre autorità locali, man mano che passano i giorni, optano per misure sempre più drastiche. “Nel complesso la crescita dei contagi è stata veloce”, ha avvertito proprio il Robert-Koch-Institut (RKI). Un messaggio alle autorità, così come quello che chiude l’articolo scritto dal corrispondente Frank Hornig su Der Spiegel Online: “Forse il governo italiano ha riconosciuto la gravità della situazione solo prima e meglio di altri“.

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