“La nave Gregoretti era un posto sicuro”. E Matteo Salvini ritardò lo sbarco “perché il governo tedesco aveva fatto sapere che tre persone a bordo erano soggetti in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale”. Sono queste le prime indiscrezioni, riportate dall’agenzia Ansa, della linea difensiva che il leader del Carroccio intende tenere davanti ai giudici nel caso in cui il Senato, il prossimo 12 febbraio, votasse a favore dell’autorizzazione a procedere. E se nella Lega sono tante le perplessità su come comportarsi in Aula, il leader ai suoi ha riferito di essere intenzionato a chiudere la vicenda “andando davanti ai giudici catanesi” perché convinto di “poter dimostrare che negando lo sbarco ai migranti ha difeso l’interesse nazionale”. Ma i suoi parlamentari potrebbero non seguirlo e non votare a favore del processo, come già fatto in Giunta per le immunità. E sulle modalità di condotta, se uscire dall’emiciclo o astenersi, ancora è aperto il confronto.

La linea difensiva che intanto sta preparando Salvini parte dal già rivendicato presupposto che “tutto il governo italiano era consapevole e quindi d’accordo”. E, “in quella fase”, è la tesi, “si doveva provare l’interesse pubblico ed era interesse pubblico sia la difesa dei confini sia la redistribuzione dei migranti. Questa era la linea politica del governo”. La Gregoretti, sarebbe il ragionamento del leader leghista, ha salvato i migranti col consenso di Matteo Salvini, intervenendo in acque maltesi. E, sarebbe allora inverosimile immaginare che un ministro voglia salvare delle persone per poi sequestrarle. “Nessun sequestro: a bordo erano al sicuro e protette. Lo sbarco era rallentato solo dalle trattative per la redistribuzione e per la doverosa verifica delle persone a bordo: è evidente l’interesse nazionale”.

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