Da dieci anni in Val Roja si lotta per salvaguardare una strada e una ferrovia. Il territorio collega le Alpi piemontesi al mare della Costa Azzurra e della Riviera Ligure e dal punto di vista politico è amministrato dalla Francia per l’80% della sua estensione. La ferrovia è tuttavia a carico dell’Italia per via della convenzione del 1970 che prevedeva le spese di manutenzione della linea come ricompensa per i danni di guerra. Una sorta di indennizzo dovuto, anche in considerazione dei danni causati dalle truppe tedesche in ritirata che ritennero opportuno minare e distruggere ponti e gallerie, che però l’Italia ha deciso unilateralmente di non rispettare più a partire dal 2011.

Lo strattone ha portato a una contrattazione che rischia di mettere la parola fine alla tratta transfrontaliera, che necessita urgentemente di lavori di messa a norma. Alla fine l’Italia ha perso il braccio di ferro e ha pagato, fissando però il budget per le opere a 29 milioni a fronte dei 100 richiesti dai tecnici francesi che hanno effettuato la messa a norma di ponti e gallerie. Risultato? Dei 16 treni giornalieri che collegavano Nizza e Ventimiglia a Cuneo attraverso la Val Roja fino al 2012, oggi se ne contano due per tratta, che peraltro non possono superare i 40 km/h nella tratta francese tra Breil-sur-Roya e Tenda. Un depotenziamento che ha triplicato i tempi di percorrenza e ha portato a ripetute proteste e alla nascita di comitati italo-francesi che in Val Roja vogliono continuare a vivere e lavorare.

Intanto la battagliera sindaca di Roccavione, Germana Avena, si è messa a capo di un “Patto dei Sindaci” che vede uniti 64 comuni tra Piemonte sud-occidentale, ponente ligure e della Costa Azzurra: “Per chiedere ai nostri governi che vengano ripristinati i collegamenti prima che l’economia di chi vive la Valle collassi definitivamente”. Anche perché i collegamenti sono essenziali per l’economia e la stessa sopravvivenza dei paesi altrimenti a rischio spopolamento, e ora sono messi in discussione dall’incapacità di parlarsi dei governi di Italia e Francia, che litigano da anni sul “chi-deve-pagare-cosa”.

Al problema dell’assenza di treni si aggiunge quello della strada statale che sale costeggiando il Roja da Ventimiglia fino a Limone Piemonte, passando per il traforo del Colle di Tenda costruito ai tempi di Napoleone. Un tunnel a senso unico alternato, con un semaforo che ferma le macchine al confine per mezz’ora per evitare incidenti. A questa condizione di base, si vanno ad aggiungere le frane che occasionalmente isolano i paesi della Val Roja. I lavori per il raddoppio del tunnel sono stati concordati nel 2007 e partiti nel 2016, ma dopo pochi mesi si è arenato tutto nella peggiore tradizione italica. La Fincosit, ditta incaricata dei lavori, all’improvviso è stata interdetta per “gravi inadempienze” e oggi, a distanza di tre anni, è tutto fermo.
A sua volta, la società che avrebbe dovuto subentrare e completare il raddoppio della galleria transfrontaliera avrebbe all’interno una consociata in via di liquidazione. Così l’Anas temporeggia, in attesa di una valutazione sul da farsi dell’Avvocatura di Stato. Lo sblocco dei lavori è comunque previsto nei primi mesi del 2020.

Tra i buoni propositi dell’anno nuovo, emersi proprio in queste settimane, c’è proclamato dai rappresentanti istituzionali di Piemonte, Liguria e della provincia francese, che dovrebbero riunirsi entro febbraio per fare pressione ai rispettivi ministri affinché riescano a concludere qualcosa dalle fin ora incredibilmente inconcludenti ‘Conferenze intergovernative’ che dovrebbero decidere sulla sorte delle infrastrutture della Val Roja.

In questo quadro non è semplice fare previsioni, tuttavia il sottosegretario ai Trasporti, Salvatore Margiotta, si è esposto recentemente dichiarando di aspettarsi la conclusione dei lavori del raddoppio del Tunnel del Colle di Tenda per la fine del 2024, mentre per quanto riguarda il destino della linea ferroviaria non è da escludere che possa passare totalmente sotto la gestione di RFI, soprattutto se emergesse la possibilità di attingere a finanziamenti europei dedicati alla valorizzazione delle linee transfrontaliere.

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