Un incontro urgente con il questore di Firenze per chiedere “spiegazioni” su un’indagine che sta assumendo risvolti non graditi. L’inchiesta della Procura di Firenze è ancora in corso, ma l’uomo scelto da Matteo Salvini per fare da commissario della Lega in Toscana vorrebbe già conoscere le sorti dei 28 tifosi dell’Atalanta, che nella serata del 27 febbraio scorso si scontrarono a colpi di mazze e bastoni con quelli della Fiorentina dopo la semifinale di coppa Italia. Dal settempre scorso a guidare il Carroccio in Toscana è Daniele Belotti, deputato di Bergamo, è grande sostenitore dell’Atalanta. “Ho un’esperienza di 40 anni allo stadio Atleti Azzurri d’Italia”, conferma lui. Sabato 30 novembre, quando è arrivata la notizia della denuncia e dei daspo nei confronti dei 28 sostenitori atalantini, il commissario del Carroccio ha chiesto un incontro al questore di Firenze Armando Nanei (da cui dipende la Digos) per chiedere “spiegazioni” sull’inchiesta.

A quanto risulta al fattoquotidiano.it però, dopo un primo momento di toni definiti “cordiali”, Belotti e il questore Nanei si sarebbero scontrati proprio sulla divulgazione di atti di inchiesta che quest’ultimo avrebbe negato al segretario regionale. “L’indagine è della Procura di Firenze – ha risposto irritato Nanei alle richieste di notizie sull’inchiesta – e vige il segreto istruttorio, quindi non le posso dire nulla”. Inoltre, non è ancora chiaro in base a quale ruolo il segretario regionale della Lega Belotti sia andato a chiedere chiarimenti al questore su un’inchiesta giudiziaria ancora in corso. Lui, al fatto.it, si giustifica così: “Sono andato dal questore in qualità di deputato di Bergamo per difendere gli interessi dei miei concittadini che, nelle ultime settimane, sono rimasti sconcertati da questa inchiesta e dalle accuse che sono state mosse ai tifosi dell’Atalanta”. Ma perché chiedere notizie su un’indagine ancora in corso? “L’ho fatto perché la Procura ha collegato un’indagine sui fatti avvenuti al casello autostradale con episodi che risalgono a 45 minuti prima di cui nessuno sapeva niente – continua Belotti – e poi il questore precedente (Alberto Intini, ndr) si era impegnato a non fare diffide fino a che non fossero state completate le indagini della Procura. E invece è successo con i 28 daspo. Poi dalla Procura tutto tace ed è per questo che sono andato a chiedere spiegazioni”. Che non ha ottenuto perché, come prevede la legge, un’inchiesta ancora in corso è coperta da segreto.

Il colloquio e il niet del Questore: “Daremo battaglia” – Il colloquio tra i due non ha soddisfatto il segretario Belotti che al termine dell’incontro si è detto dispiaciuto perché la scelta dei 28 denunciati “non fa chiarezza sull’accaduto” ma ha dovuto comunque accettare il diniego del questore Nanei dovendo aspettare che la Procura di Firenze concluda le indagini: “Nel momento in cui gli avvocati chiederanno l’accesso agli atti – ha dovuto ammettere il deputato leghista – sarà concessa tutta la documentazione necessaria a presentare una memoria difensiva entro i termini di legge”. Poi, come ha riportato il sito BergamoNews, ha contestato la decisione della digos e dei pm fiorentini: “Sui daspo daremo battaglia”, ha detto, minacciando ricorsi al Tar vestendo per un attimo i panni degli avvocati dei 28 indagati.

L’inchiesta della Procura di Firenze – Dopo otto mesi la Digos ha denunciato 28 tifosi bergamaschi accusati di concorso tra loro per danneggiamento, possesso di oggetti atti a offendere e travisamento e nei giorni scorsi hanno ricevuto il Daspo da ogni evento calcistico. L’indagine, coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e dal sostituto Massimo Bonfiglio, è stata svolta incrociando filmati delle telecamere e le relazioni di servizio dei poliziotti. Secondo la ricostruzione della polizia, ci sarebbero stati due momenti distinti in cui si sarebbe consumata la “caccia al tifoso” viola: il primo, al termine della partita, quando alcuni supporter atalantini, incappucciati e con l’intenzione di picchiare, sono andati alla ricerca di fiorentini nei pressi del Mandela Forum ma senza esito. Poi sono risaliti sul pullman e a poche centinaia di metri dal casello, uno dei 36 mezzi considerati “a rischio” si è staccato dalla colonna scortata dalla polizia per fermarsi al Mc Donald’s alle porte di Firenze: lì sono scesi diversi tifosi atalantini a volto coperto e hanno iniziato a picchiarsi con i viola presenti nel locale ferendo due poliziotti. Secondo i bergamaschi, però, sarebbero state loro le vittime: “Sono molto scettico e non credo alla versione della questura – continua Belotti – i tifosi nerazzurri dicono di essere stati fermati vicino al casello e presi a stangate. Una versione in parte confermata da alcuni filmati. La mia città chiede chiarezza”. Anche il sindaco Pd di Bergamo, Giorgio Gori, pur ammettendo che “i filmati e le registrazioni ci dicono che alcuni tifosi nerazzurri si sono resi responsabili di comportamenti censurabili”, critica gli investigatori: “E’ solo un pezzo della storia – dice – i daspo non sono quello che ci aspettavamo”.

Il mistero (inesistente) dei tre tifosi che non c’erano – Nei giorni scorsi sui siti di Bergamo e sui social è rimbalzata la notizia – con l’obiettivo spiegare l’infondatezza dell’inchiesta di Firenze – di tre tifosi atalantini che avrebbero ricevuto la notifica del daspo nonostante non fossero presenti alla partita. Una versione confermata anche dal deputato Belotti: “Ci sono tre tifosi atalantini che non erano nemmeno andati a Firenze eppure hanno ricevuto il daspo. Che strano”. Un “giallo” risolto però in poche ore, come spiegato prima dal Corriere della Sera e confermato al fatto.it dagli investigatori: i tre tifosi in questione, due di Bergamo e uno di Crema, avevano acquistato il biglietto della partita (nominale) ma poi, non potendo andare allo stadio, lo avevano ceduto a qualcun altro. Tramite i filmati, poi, gli uomini della Digos di Firenze hanno associato quelle tre facce ai dati anagrafici dei biglietti raccolti ai tornelli dello stadio e per questo è arrivata la notifica agli acquirenti del biglietto. “Questo non lo so, me lo sta dicendo lei – continua diffidente il leghista Belotti – resta però un fatto molto strano”.

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