Ieri le indiscrezioni di stampa e la successiva conferma dei diretti interessati, oggi i particolari del progetto. A neanche 24 ore dalla nota con cui i fratelli De Benedetti hanno annunciato la trattativa con Exor per la vendita del Gruppo Gedi, emergono i primi dettagli di ciò che ha in testa John Elkann per rilanciare la società proprietaria, tra le altre cose, di 25 testate giornalistiche (tra cui Repubblica, La Stampa e l’Espresso) e tre radio (tra cui Capital e Radio Dj). Secondo fonti vicine al nipote dell’avvocato Agnelli, il progetto punterà su due direttive principali: stabilità e rispetto dell’indipendenza redazionale. Una trasformazione, quella di Gedi, che a sentire le stesse fonti non prevede alcuna ipotesi di spezzatino, né “suggestioni nostalgiche”. L’esatto contrario dei retroscena circolati nel pomeriggio di ieri dopo l’indiscrezione dell’accordo raggiunto tra i De Benedetti ed Elkann, voci che non solo davano per fatta la cessione, ma parlavano anche di spacchettamento del gruppo con ritiro dalla Borsa e di successiva cessione della testata Repubblica a Carlo De Benedetti, che a sua volta avrebbe coronato il progetto di creare una fondazione in grado di gestire il giornale nato con lui. Quando le fonti escludono “suggestioni nostalgiche” parlano proprio di questo.

Allo stesso tempo, tuttavia, confermano che la trattativa è ai dettagli, con gli avvocati di entrambi i gruppi che stanno rifinendo i particolari della compravendita, anche in vista del cda di Cir fissato per lunedì prossimo e in cui sarà discussa la cessione. Con il passare delle ore, inoltre, cominciano a delinearsi i punti chiave di un’operazione destinata a portare un grande cambiamento nel panorama italiano dei giornali. Le stesse fonti vicine a John Elkann hanno chiarito che quello che prenderà avvio la prossima settimana è un progetto imprenditoriale coraggioso, tutto proiettato al futuro. Obiettivo: assicurare a Gedi condizioni di stabilità che consentano alla società di evolvere velocemente, compiendo scelte che non possono più essere rimandate.

Da qui il successivo passaggio e la chiusura a Carlo De Benedetti (il cui nome non è mai menzionato dalle fonti vicine alla famiglia Agnelli): non ci sarà alcun approccio sentimentale, nessuna suggestione filantropica. In casa Exor, al contrario, si guarda avanti, con la fiducia che Gedi possa esprimere un grande potenziale, a patto di fare alcuni passi necessari. Tre, in particolare: cogliere in modo risoluto i vantaggi della rivoluzione digitale; completare l’integrazione organizzativa all’interno di Gedi (nessuna intenzione di vendere Repubblica separatamente né di scorporare le radio); soprattutto garantire l’autonomia redazionale, perché il giornalismo di qualità – si afferma con forza sempre negli ambienti vicini ad Elkann – troverà sempre un mercato, a condizione che sia genuina, autorevole e indipendente.

Prima di leggere le indiscrezioni sul progetto di Elkann, il comitato di redazione di Repubblica aveva tenuto a sottolineare che “alla luce del comunicato sul possibile riassetto dell’azionariato di Gedi, il Cdr di Repubblica si impegna a tutelare in tutte le sedi l’autonomia, l’indipendenza, la libertà dei giornalisti e a difendere la storia di Repubblica e ciò che rappresenta sin dal giorno della fondazione: un presidio democratico del Paese”. Una rivendicazione che Elkann sembra aver colto, almeno a leggere quanto fatto circolare dalle fonti a lui vicine. “Il Cdr – ha proseguito la nota – si opporrà, inoltre, a qualsiasi tentativo di imporre ulteriori sacrifici a una redazione già fortemente provata da tagli e stati di crisi ai quali ha reagito in questi anni con straordinario senso di responsabilità, professionalità e abnegazione”.

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