Non ha voluto chiedere misure alternative al carcere e nei prossimi giorni finirà in cella. È la scelta di Nicoletta Dosio, 73 anni, uno dei volti più rappresentativi del movimento No Tav. Dosio è stata condannata a un anno di reclusione per violenza privata e interruzione di pubblico servizio per aver partecipato a un blocco autostradale il 3 marzo 2012 nel corso di un’iniziativa chiamata “Oggi paga Monti”: circa 300 militanti No Tav andarono al casello di Avigliana sull’autostrada Torino-Bardonecchia e fecero in modo di tenere due varchi aperti per far passare gli automobilisti.

Era una protesta contro la Sitaf, società che forniva supporto per i lavori preliminari della Torino-Lione. Entro oggi lei, assistita dagli avvocati Emanuele D’Amico e Valentina Colletta, avrebbe potuto chiedere una misura alternativa, ma non ha voluto farlo: “Dopo tre gradi di giudizio che ribadiscono la criminalizzazione del movimento – ha dichiarato lei stamattina in un presidio davanti al Tribunale di Torino -, per me chiedere le misure alternative voleva dire chiedere scusa e adeguarsi al verdetto. Per quel che mi riguarda, noi abbiamo fatto il nostro preciso dovere che rivendico fino in fondo”. “Non ci sentiamo né eroi, né martiri, ma persone che difendono il loro diritto a vivere”, ha aggiunto Dosio. Con lei sono state condannate altre undici persone a pene lievemente più gravi. Nessuno ha ottenuto la sospensione condizionale della condanna, ma hanno chiesto al Tribunale di Sorveglianza misure alternative.

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