“Chiusura! Chiusura!”. E’ stato un incontro ravvicinato, quasi un corpo a corpo, tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, circondato da agenti della Digos, e un gruppo di cittadini che invocano la chiusura del Siderurgico e il reimpiego degli operai nelle bonifiche. Conte, recatosi nello stabilimento siderurgico di Taranto per ascoltare lavoratori e cittadini, ha cercato di stemperare la tensione accarezzando uno degli attivisti, mentre altri scandivano il coro “Taranto Libera! Taranto libera”.

Il premier non si è sottratto al confronto e ha detto a chi con le urla copriva la sua voce: “dovete stare zitti, mi dovete far parlare”. “Noi – ha sottolineato l’operaio Raffaele Cataldi, rappresentante del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti – diciamo di prendere esempio dall’accordo di programma di Genova. Là è stata chiusa l’area a caldo perché giudicata incompatibile con la vita umana ed è stata trasferita a Taranto. Noi diciamo di chiudere le fonti inquinanti e reimpiegare gli operai nelle bonifiche”. Ed ancora: “qui ci ammaliamo e rischiamo la vita perché non siamo in sicurezza. Avete emanato decreti dopo che sono morti nostri colleghi e le loro mogli non sanno quando avranno giustizia”.

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