Per adesso è solo un brevetto, ma verrà presto utilizzata per la riqualificazione di edifici pubblici vicino a Pavia: si tratta della facciata termoattiva che, come riporta un articolo di Immobiliare.it, permetterà di risparmiare sui costi della bolletta e ridurre l’impatto ambientale delle nostre case.

Una tecnologia innovativa

Messa a punto dallo studio DBM di Sesto San Giovanni, la facciata termoattiva sfrutta la capacità di muri e pareti di accumulare il caldo e il freddo in modo naturale ed è composta da una serie di elementi: un sistema di serpentine all’interno delle quali scorre acqua a una temperatura che varia in base alle esigenze; un particolare intonaco, brevettato appositamente dalla società Cugini di Bergamo, che evita le dispersioni e mantiene costante la temperatura fra i 25 e i 30 gradi; uno strato isolante e, a regolare il tutto, un impianto solare termico a cui si aggiungono strumentazioni domotiche.

Quali vantaggi?

A fronte di un investimento iniziale piuttosto importante (circa 120 euro al metro quadrato, il doppio rispetto a un cappotto tradizionale, a cui bisogna aggiungere il costo dell’impianto solare), si possono abbattere i consumi dell’edificio al punto da rendere superflua la caldaia stessa. Anche per questo il rientro dell’investimento si calcola in 6 o 7 anni, mentre per una copertura tradizionale bisogna aspettarne 13.

Non tutti gli immobili sono adatti

Come spiega l’architetto De Giovanni dello studio DBM, «più la muratura dell’immobile preesistente è massiva, più il risultato che si ottiene sarà efficiente». Ecco perché si prestano a questo tipo di riqualificazione gli edifici con struttura in cemento o in mattone pieno mentre non sono adatti quelli in legno o isolati. Quanto alle facciate storiche, il motivo che impedisce di sfruttare la facciata termoattiva è più che altro legato alla difficoltà di riprodurre forme e decori originari.

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