Era in un gruppo appena fermato in mare e riportate indietro, in Libia. Una volta a Tripoli ha provato a fuggire: i “uomini armati” (“armed men”, si legge nel comunicato) hanno aperto il fuoco e lo hanno ucciso. E’ morto così un migrante sudanese, come riporta l’Organizzazione internazionale per le migrazioni che era presente con il proprio staff sul luogo della tragedia.

E’ accaduto nel centro di Abusitta, compound situato nel porto della capitale libica dove erano appena sbarcati 103 migranti recuperati in mare dalla “Guardia costiera libica“, che negli ultimi cinque giorni ha riportato in Libia quasi 500 persone. Alcuni di loro hanno opposto resistenza al trasferimento nei centri di detenzione. Un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco dopo un tentativo di fuga. Il migrante, colpito allo stomaco, è deceduto nonostante l’intervento immediato dei medici Oim.

“L’uso di armi da fuoco contro civili inermi è inaccettabile in ogni circostanza”, ha detto il portavoce dell’Oim, Leonard Doyle. L’organizzazione considera l’accaduto un “severo promemoria delle gravi condizioni in cui si trovano i migranti raccolti dalla Guardia costiera libica dopo aver pagato trafficanti per essere portati in Europa, solo per poi ritrovarsi nei centri di detenzione”, dove ci sono condizioni “disumane“, come denunciato dall’Onu. L’Oim stima siano 5mila i migranti, inclusi donne e bambini, detenuti in Libia, oltre 3mila nelle aree di conflitto tra le forze governative e quelle del maresciallo Khalifa Haftar.

La Commissione europea “è profondamente rattristata” e “condanna fermamente la tragica morte del migrante di origine sudanese, ucciso dopo lo sbarco in Libia”, precisando che è “inaccettabile che vengano sparati colpi di arma di fuoco contro civili disarmati”, ha reso noto una portavoce dell’esecutivo che ha chiesto alle autorità libiche di condurre una “inchiesta approfondita” e fare in modo che “simili incidenti non si verifichino”. La portavoce ha poi sottolineato che in Libia la “situazione non è cambiata recentemente” e l’Ue continua a lavorare per la “chiusura dei centri e a mettere in piedi dei centri che siano in linea con gli standard internazionali“.

Oggi la Guardia costiera libica ha annunciato di aver tratto in salvo, dal 15 al 18 settembre, in diverse operazioni, 493 migranti, tra cui donne e bambini, a bordo di vari gommoni, nel tratto di mare a nord-ovest e a nord-est di Tripoli. Lo ha reso noto la stessa marina libica in una nota precisando che la motovedetta Ubari ha effettuato due operazioni di soccorso, il 15 settembre a nord di Khoms, che ha visto il salvataggio di 77 migranti, tra cui quattro donne, e il 16 settembre, che ha interessato 96 migranti, tra cui quattro donne e un bambino, di nazionalità africana e asiatica.

Le persone recuperate sono state trasferite al centro di accoglienza di Khoms. Altri 3 interventi sono stati effettuati il 16 settembre con 83 migranti (80 sudanesi e 3 egiziani), a nord di Khoms, il 17 con altri 83 in salvo e il 18 con 104 persone soccorse, tra cui 18 donne e tre bambini. Queste ultime si trovavano a bordo di un gommone, 15 miglia a nord-est di Zuwara e sono state trasportate alla base navale di Tripoli. La motovedetta Talil ha salvato martedì scorso 50 migranti che si trovavano a bordo di un gommone nel tratto di mare antistante Sabrata e sono stati trasportati a Zawyia e poi affidati al centro di accoglienza Al Nasr della cittadina costiera.

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